Scrive il sig. Pettenon:
La capitale Kigali ha vinto il premio di città più pulita dell’Africa. Il piccolo Paese posto nella zona dei Grandi Laghi, sulla linea dell’Equatore, sta vivendo uno sviluppo economico del tutto particolare, pur non possedendo le immense ricchezze naturali del vicino Congo.
Purtroppo, il Rwanda ha anche un primato di atrocità che poche volte nella storia si è verificato. Il genocidio del 1994 è un fatto che è difficile anche solo da raccontare. In soli 100 giorni si stima che morirono un milione di persone, in particolare donne e bambini. Le due etnie del posto: gli hutu e soprattutto i tutsi hanno visto morire nel sangue i propri genitori, i fratelli, i figli. Il genocidio in Rwanda è stato uno shock collettivo che a distanza di 27 anni fatica ad essere superato.
In quella occasione l’ONU ha costretto i missionari salesiani europei a salire su un aereo e mettersi in salvo in Belgio. Ma loro hanno risposto che su quell’aereo della salvezza sarebbero saliti solo se vi facevano entrare anche i confratelli salesiani africani, oppure sarebbero rimasti a condividere la sorte che sarebbe loro toccata, tutti insieme. Fu così che li portarono in salvo tutti e che appena le condizioni di sicurezza lo permisero, ancora una volta insieme, fecero ritorno in Rwanda. Trovarono le opere salesiane devastate e completamente saccheggiate. Si dovette ricominciare tutto daccapo.
Il sig. Pettenon prosegue raccontando della recente visita all’opera salesiana di Butare. Qui i salesiani hanno una grande parrocchia con una chiesa appena costruita, grazie all’intervento principale dei parrocchiani, di dimensioni degne di una cattedrale. Poi c’è il centro di formazione professionale che prepara cuochi, saldatori, falegnami, muratori, parrucchiere, sarte e c’è anche il Noviziato salesiano. È la casa di formazione nella quale vivono, studiano e pregano i giovani che si preparano ad essere salesiani consacrati nella Congregazione Salesiana. Questo anno i novizi sono 16 giovani dai venti ai trent’anni provenienti da Uganda, Burundi, Ruanda e Centro Africa.
“Nelle periferie delle città, così come nelle aree rurali, le condizioni di vita non sono facili – scrive ancora il sig. Pettenon – C’è povertà, ma non miseria. E la povertà è vissuta con dignità. Proprio a Butare mi hanno colpito situazioni di povertà silenziosa e quasi nascosta in cui i salesiani cercano di fare il possibile per aiutare questi sfortunati”, aggiunge.
Infine, il sig. Pettenon racconta di due ragazze, Nadine e Airenne, due profughe burundesi di appena vent’anni, fuggite con il fratello dopo la guerra scoppiata negli ultimi anni. “La loro fortuna – continua il racconto – è stata quella di incontrare Don Bosco che le aspettava al di là del confine del loro paese. E a Don Bosco e ai loro figli sono estremamente grate perché, hanno ribadito entrambe, 'ci ha dato la possibilità di frequentare il corso per diventare cuoche, ci ha ridato la fiducia in noi stesse e la speranza nel futuro'”.
Il testo completo di questo diario di viaggio è disponibile, in italiano, sul sito di Missioni Don Bosco: www.missionidonbosco.org