Come ha spiegato, i suoi contatti su Facebook si sono organizzati in modo tale da avere il tempo per commentare e raggiungere la nuova cifra. E così in neanche quattro giorni la sua pubblicazione ha già avuto 50mila commenti.
“Molte persone hanno partecipato a questa sfida e il loro livello di organizzazione è stato eccezionale. Allora, perché non farlo per una buona causa?”, ha detto Jeaders ai suoi amici e colleghi universitari: Javier Ayala, Josué Borja, Kevin Cruz, Enrique Presidente, Manuel Amaya, Ángel Díaz, Julio Orellana e Ricardo Merino, tutti allievi del corso di Design alla UDB.
Con loro è iniziata la nuova sfida: preparare il cibo e distribuirlo alla squadra di polizia, ai soldati e al Corpo degli Agenti Metropolitani (CAM) che si trovano nelle strade a lavorare durante la quarantena. “Avevamo già avuto questa idea in precedenza, la maggior parte di noi lavora, così avevamo deciso di destinare parte del nostro stipendio ad aiutare in questa situazione di quarantena. Abbiamo tenuto conto di questo settore della popolazione perché vedevamo che stanno per ore sotto il sole, a volte anche senza cibo, e abbiamo convenuto che volevamo aiutarli”.
Quando è arrivato il giorno di mantenere la promessa e radersi i capelli, Jeaders ha fatto una diretta su Facebook. Il giovane ha invitato tutti ad unirsi a lui per aiutare le persone che lavorano sulle strade per la sicurezza del Paese. La risposta è stata positiva, molti hanno cominciato a sostenere economicamente l’iniziativa dei ragazzi- “La gente ha iniziato a inviarci del denaro... E quando abbiamo raccolto abbastanza soldi, abbiamo cominciato a organizzarci logisticamente su cosa preparare e come distribuirlo”.
Il giovedì della Settimana Santa, Jeaders e i suoi compagni hanno percorso le strade principali di Soyapango, fino a Santa Tecla, consegnando cibo alla Polizia, ai soldati, agli agenti metropolitani e ad alcuni senzatetto che hanno incontrato sul loro cammino. Circa 400 persone sono state beneficiate da questa iniziativa.
“Grazie a Dio, siamo stati benedetti. La maggior parte dei miei colleghi che hanno partecipato hanno un lavoro, quindi mi hanno sostenuto. Sentirmi dire parole come: ‘Ehi, grazie, abbiamo già il pranzo!’ o ‘Grazie mille, Dio vi benedica!’ mi ha aperto il cuore. Penso che sia stata l’esperienza più bella della mia vita, mi piacerebbe molto ripeterla”.
Quest’iniziativa è stata resa possibile dalla buona volontà di questi giovani e dagli eroi anonimi che li hanno sostenuti.