Subito dopo l’arrivo in processione dell’urna contenente la reliquia di “San Joselito” - com’è noto in Messico - don Lezama, Delegato per le Missioni e la Pastorale per gli Emarginati dell’Ispettoria di Messico-México (MEM), ha presieduto una Messa solenne. Al termine della celebrazione, sono state ricordate con commozione le parole che convinsero la madre di José a permettergli di unirsi alle iniziative cattoliche in difesa della fede cristiana: “Non è mai stato così facile guadagnarsi il Cielo quanto ora”.
Anche un gruppo di novizi salesiani – comprendente novizi delle Ispettorie di Centro America, Antille, Haiti e Messico-Guadalajara – ha partecipato alla celebrazione, in compagnia di don Héctor Hernández, SDB, dell’Ispettoria CAM, membro della comunità formativa del noviziato inter-ispettoriale del Messico.
Nella prima giornata di visita della reliquia, scandita da diverse Messe in vari orari e da momenti di pubblica venerazione, gli studenti, gli insegnanti, il personale scolastico e i genitori si sono avvicinati alla reliquia per affidare le loro intenzioni di preghiera all’intercessione del giovane San José.
Nella seconda e ultima giornata di sosta dell’urna, don Jaime Franco, ha presieduto l’Eucaristia conclusiva della visita della reliquia alla comunità educativa; e a conclusione della celebrazione tutti i partecipanti hanno omaggiato il giovane santo e martire con un forte applauso e l’esclamazione “Viva Cristo Re!”
San José Sanchez del Rio è un adolescente e martire messicano, nato a Sahuayo de Morelos, Stato di Michoacán, il 28 marzo 1913, figlio di Macario Sánchez e María del Rio. Alla sua giovane età fu testimone delle persecuzioni subite dalla Chiesa Cattolica in Messico, che si intensificarono tra il 1925 al 1929, e che vennero istituzionalizzate con la promulgazione della cosiddetta “Legge Calles”, nel 1926.
All’età di 14 anni, il coraggioso ragazzo subì il martirio, allorché, dopo aver ceduto il suo cavallo a un importante combattente Cristero, venne catturato, imprigionato, poi torturato, costretto a camminare con i piedi scorticati, accoltellato e infine ucciso con un colpo di pistola per non aver rinnegato la propria fede.
Prima di ricevere il colpo mortale, disse al suo boia le parole che desiderava rivolgere ai suoi genitori: “Viva Cristo Re, in Cielo ci vedremo”. Era il 10 febbraio 1928 e un giovane ragazzo veniva ucciso nel suo villaggio dalle autorità del suo Paese.
È stato beatificato il 20 novembre 2005 da Papa Benedetto XVI e canonizzato il 16 ottobre 2016 da Papa Francesco.
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