Nella missiva, inviata al portale Aleteia, il presule salesiano ha raccontato di come è rimasto contagiato dal virus durante degli impegni pastorali che stava portando avanti. Su suggerimento del suo medico, avendo poi riscontrato anche alcuni sintomi come tosse e congestione nasale, è stato ricoverato per precauzione presso l’Ospedale Universitario, dove risulta attualmente in ripresa.
“Questo tempo è per me una magnifica opportunità per accettare la volontà di Dio. Per sottomettermi al riposo, alla preghiera, alla contemplazione e al contatto virtuale. Per obbedire ai medici, riposare e pregare per i malati” scrive.
Il prelato racconta anche di essere stato sottoposto a tutti gli esami del caso; poi la tosse è sparita dopo tre giorni e non ha riportato altri sintomi respiratori, a parte un male alla spalla, dovuto ad un’infezione polmonare causata dal virus, ma in via di guarigione grazie alle cure.
“Il primo sabato ho chiesto la Comunione. Domenica e lunedì ho celebrato la Messa nella mia stanza. Ogni giorno ho recitato il Rosario, la Liturgia delle Ore. E ho inviato ai miei contatti le informazioni importanti ricevute da altri, compresa la Parola di Dio meditata”, prosegue.
Al tempo stesso, durante i giorni di internamento si è preso il tempo di rispondere a un gran numero di messaggi. “Ci è voluto del tempo, ma è necessario rispondere ai saluti, alle preghiere e agli auguri di miglioramento che mi mandavano ogni giorno”, ha detto.
Sottolineando la natura “infida” del virus, che può generare complicazioni se non si interviene rapidamente, mons. Valenzuela non ha perso l’occasione di ringraziare i medici che lo stanno curando, sottolineando di sentirsi un “privilegiato” sapendo che non tutti hanno accesso alle stesse cure. Da qui nasce anche una considerazione sulla “strutture di ingiustizia nell’ambito della salute” e sulla necessità di investire fortemente nella sanità come bene comune fondamentale.
Allargando la riflessione, il vescovo salesiano ha osservato: “Sono sicuro che entrambe le realtà, la preghiera e la professionalità medica raggiungono un risultato meraviglioso. La confluenza di entrambe le azioni, la preghiera e le cure mediche, indicano la necessità di considerare la persona umana in tutte le sue dimensioni: fisica, psichica e spirituale. Questa unità ha bisogno di essere guarita. E questo è ciò che vivo in questo luogo di silenzio, di meditazione e di riposo”.
L’arcivescovo di Asunción ha concluso il suo scritto ringraziando tutti per “la vicinanza, l’affetto e le preghiere”, e sulla sua esperienza ha osservato: “Per me è una grazia di Dio che mi mette in una situazione privilegiata e quindi di maggiore impegno verso Dio e verso la missione episcopale ricevuta per l’evangelizzazione di questa umile Chiesa particolare dell’Arcidiocesi di Asunción”.
Fonte: Aleteia