Brasile – Perché un adolescente vuole morire? Una domanda che ci sfida
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30 Settembre 2019

(ANS – San Paolo) – Gli educatori del Centro Giovanile Salesiano “Don Bosco” di Alto da Lapa, San Paolo, hanno tenuto un incontro su un tema che non può essere ignorato: "depressione e suicidio adolescenziale". Il numero di suicidi è alto, e cresce ogni anno rapidamente. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che "ogni 40 secondi, una persona si toglie la vita" e che "più di 800.000 persone si suicidano ogni anno"; e conclude: "Negli ultimi 45 anni, i tassi di suicidio sono aumentati del 60% in tutto il mondo”.

Per i salesiani, che lavorano con adolescenti e giovani, la domanda è concreta e diretta: perché un adolescente vuole morire? “È una questione difficile, che ci sfida come società, come famiglia, come istituzioni e come Stato - spiega Sonia Almada, una specialista in materia - Dove siamo noi adulti, che dovremmo vegliare sul benessere e lo sviluppo degli adolescenti, ma che non sentiamo invece la sofferenza, l'oppressione e la desolazione?".

A causa dell’alto numero di giovani depressi, che vivono situazioni di autolesionismo e, in casi estremi, di tentativi di suicidio, si è svolto dunque questo incontro socio-familiare, con la partecipazione di don Lício Vale, esperto di suicidio adolescenziale. Durante l’incontro, c’è stato un dialogo franco e aperto con i genitori. “È stato un momento ricco, perché abbiamo avuto l'opportunità di rompere diversi tabù", ha detto Jonas de Camargo, assistente coordinatore del Centro Professionale.

Don Lício ha demistificato i concetti di depressione, autolesionismo, intimidazione e suicidio e ha spiegato la ragione di queste pratiche e il ruolo della famiglia in questo contesto. Durante la presentazione, ha sottolineato tre importanti atteggiamenti da adottare in un caso di depressione: non giudicare, accompagnare e cercare aiuto. "Atteggiamenti come la banalizzazione di ciò che l'adolescente sta provando e comportarsi come se fosse 'normale' non fa che rafforzare il momento negativo che il giovane sta vivendo", ha sottolineato l'esperto.

"Da adulti, dobbiamo essere attenti e non sottovalutare i cambiamenti nel comportamento e nell'umore degli adolescenti" - ha detto Celia Antonini - Con il tema del suicidio c'è un mito che dobbiamo iniziare a sfatare: chi lo dice, non lo fa. Le persone che commettono atti suicidi possono dirlo o meno, indistintamente”.

Nessun adolescente vuole morire. Se un adolescente si sente disperatamente solo, senza alcun riferimento, è perché nessuno lo ha ascoltato. Abbiamo bisogno di educatori, capaci di ascoltare, accompagnare e avere la capacità di guardare al mondo interiore degli adolescenti e dei giovani.

InfoANS

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