Don Wladimir Acosta, Delegato per la Pastorale giovanile salesiana dell’Ispettoria dell’Ecuador, è stato responsabile dell’evento, iniziato il lunedì con la Lectio Divina e un colloquio con don Francisco Sánchez, Ispettore dell’Ecuador, che si è poi occupato di chiudere il primo giorno con i Vespri e la celebrazione eucaristica. Presente nell’occasione anche mons. Néstor Montesdeoca, SDB, vescovo del Vicariato Apostolico di Méndez.
Il martedì poi si è proceduto con un’analisi della situazione dei giovani indigeni, curata da Gabriela Bernal, docente presso l’Università Centrale dell’Ecuador, che da alcuni anni fa ricerche su questa realtà. La prof.ssa ha detto che il mondo è cambiato sostanzialmente negli ultimi decenni e che queste trasformazioni hanno avuto un impatto diretto sul modo di essere dei giovani indigeni.
“In questi cambiamenti, il primo elemento è legato alle nuove Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, che raggiungono anche i luoghi più remoti e il secondo alle reti di comunicazione che si sono ampliate nell’ultimo decennio, come la costruzione di strade e autostrade, che hanno accorciato la distanza tra campagna e città”, ha spiegato la prof.ssa Bernal, aggiungendo che in questa nuova dinamica i giovani vivono e percepiscono la realtà diversamente rispetto al passato.
Di fronte a questi nuovi scenari, la docente ha affermato che la sfida più grande per i salesiani è quella di non abbandonare la loro attività pastorale nell’ambiente rurale e di mettere da parte la paura dell’ambiente urbano, perché i giovani indigeni sono in costante transizione dal mondo rurale a quello urbano e viceversa, per motivi familiari, di studio o altro.
“È importante che i salesiani pensino a linee pastorali opportune per accompagnare i giovani in queste due aree; ampliare la loro prospettiva per capire che i giovani che si trovano nelle aree rurali si collegheranno necessariamente con il mondo urbano, ma anche che i giovani indigeni che si trovano in città mantengono il loro legame con la campagna, come un nucleo profondo di sé, per continuare a sentirsi indigeni”, ha concluso la prof.ssa Bernal.
Dopo il suo intervento, don Acosta ha affrontato il tema “Essere itineranti: realtà e sfide” e, lavorando in gruppi di lavoro, tutti i presenti hanno riflettuto sugli elementi proposti per cercare nuove proposte in questo settore della pastorale.