Come è iniziato il tuo cammino di fede e di vocazione salesiana?
Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia cattolica e sono stato iniziato alla vita e alle pratiche della comunità cristiana. Quindi direi che è una fede che ho ricevuto dai miei genitori, ma anche una fede di cui mi sono assunto la responsabilità per mia personale convinzione, e che è stata resa possibile dall’incontro con Cristo nell’Eucaristia.
Il mio cammino vocazionale è iniziato al liceo salesiano. Lì incontrai i salesiani per la prima volta e fui attratto dalla loro semplicità e dalla loro vicinanza ai giovani. Mi sono sentito così benvenuto e a casa, che non ho dovuto sentire la mancanza della mia vera casa. Ma in quei momenti non ho mai pensato di diventare salesiano: l’unica cosa che volevo era stare con loro. Poi, dopo gli studi, con la guida del Direttore, con cui mi confidavo, ho iniziato il processo di discernimento.
Cosa porti con te dalla comunità cattolica nigeriana?
La Chiesa in Nigeria è una Chiesa vivace, con tanti giovani disposti a servire Dio e devoti alla loro fede. È una Chiesa appassionata, che desidera portare Cristo a tutti e ovunque. È questa passione che porto con me.
Cosa hai apprezzato maggiormente della presenza salesiana in patria?
La missione salesiana in Nigeria è una delle cose migliori che siano successe a molti giovani del Paese. Lo stile di vita salesiano ha attirato tanti giovani e ha conquistato la fiducia di molti genitori che non sono cattolici.
Come hai percepito la tua vocazione missionaria?
Ho avuto anche la grazia di incontrare molti buoni missionari salesiani, che con la loro vita hanno piantato in me il desiderio di un totale abbandono a Dio. Ho coltivato questo desiderio fin dal prenoviziato, quando sono arrivato al noviziato ne ho parlato con il mio Maestro e lui mi è stato di grande sostegno. Mi ha incoraggiato e mi ha chiesto di pregare e di leggere anche del materiale sulla dimensione missionaria salesiana,. Arrivati al post noviziato, ho continuato il processo di discernimento con il mio Direttore che mi ha dato altro materiale da leggere. Senza dimenticare il mio direttore spirituale che continuava a ispirarmi e a guidarmi a fare un buon discernimento.
Ho anche parlato con alcuni missionari salesiani della mia Ispettoria di ciò che sento e mi hanno aiutato a capire meglio cosa significa essere missionario. Mentre cercavo di capire ciò che sentissi, passavo molto tempo in preghiera e in meditazione ascoltando me stesso e ciò che Dio vuole da me. Alla fine, con l’aiuto di tutte le persone buone che mi circondano, ho potuto prendere la decisione e chiedere di andare in missione.
Hai qualche aspettativa sulla tua terra di missione?
Ammetto che quando ho conosciuto la destinazione ho avuto un po’ di paura, soprattutto per il clima. Ma poi ho pensato che è Dio che mi chiama in Mongolia, e so che Lui farà andar bene le cose. Le mie due aspettative sono: imparare presto la lingua, e la seconda, che mi sta davvero a cuore, è di incontrare Cristo tra i giovani della Mongolia.
Fonte: AustraLasia