Al rito, iniziato alle ore 18, erano presenti mons. Andrés Carrascosa Coso, Nunzio Apostolico in Ecuador; mons. Fausto Trávez, arcivescovo uscente; i Vescovi dell’Ecuador; autorità del Governo Nazionale; varie autorità ecclesiastiche e oltre 250 sacerdoti di Quito, tra cui diversi salesiani, come don Francisco Sánchez, Ispettore.
Erano presenti anche alcuni gruppi della Famiglia Salesiana venuti da diverse parti del Paese per accompagnare il vescovo salesiano, che prima di arrivare a Quito è stato per cinque anni alla guida della diocesi di Loja.
Durante il rito iniziale, mons. Carrascosa Coso ha letto il decreto della nomina da parte di Papa Francesco; quindi mons. Espinoza ha emesso, davanti a tutta l’assemblea, la professione di fede solenne e il giuramento di fedeltà, e poi ha firmato il verbale dell’insediamento canonico.
Questo è stato il preambolo di uno dei momenti più simbolici della cerimonia, perché poco dopo il Nunzio Apostolico, a pochi passi dall’altare, ha consegnato il pastorale al nuovo arcivescovo di Quito, come segno del suo nuovo incarico pastorale. Mons. Espinoza ha così preso possesso della Cattedrale, mentre dall’assemblea partiva una forte ovazione e molti vescovi si avvicinavano a lui per abbracciarlo.
La riflessione proposta da mons. Espinoza nell’omelia si è poi focalizzata sul motto episcopale prescelto, “Vi farò pescatori di uomini”. Il nuovo arcivescovo di Quito ha detto di essere arrivato nell’arcidiocesi con una grande passione pastorale per fare sue le “strade di Quito”, e che la fiducia in Dio gli permetterà di sollevare e gettare le reti per avere una pesca abbondante.
“A questa missione voglio invitarvi tutti. Ho risposto, ho ben chiara la missione che il Signore pone nella mia vita, ma non è ‘la mia missione’, è ‘la nostra missione’. Dobbiamo tutti gettare le reti ed essere ‘pescatori di uomini’”, ha concluso mons. Espinoza in mezzo allo sguardo attento dei presenti.
Un altro aspetto di cui ha parlato è l’urgenza di una Pastorale sacerdotale, per la quale si è impegnato ad essere vicino ai sacerdoti come un padre; ai sacerdoti, da parte sua, ha chiesto “fedeltà, coerenza, trasparenza di vita, impegno, servizio, dedizione, vita spirituale e di preghiera, disponibilità, obbedienza, ma, soprattutto, mi auguro che siate ‘pastori’, a immagine del Buon Pastore che è Cristo”.
E sul fatto di essere “Primate”, ha affermato che è un titolo che lo impegna ad essere il primo servitore di tutti, con cuore aperto e una preferenza per i giovani, perché, come ha detto più volte, è “vescovo per obbedienza, ma salesiano per vocazione”.
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