“Nella nostra attività di religiosi, ci imbattiamo in molte situazioni in cui i bambini sono abusati, trascurati, maltrattati e indesiderati” esordisce il testo. L’elemento comune a questi casi, evidenzia il comunicato, è la “vulnerabilità” di questi minori, che “sono considerati oggetti, da usare e abusare”.
Tuttavia, l’incontro è focalizzato specialmente sui fenomeni di abuso interni alla Chiesa. “Abbassiamo il capo per la vergogna quando ci rendiamo conto che tali abusi si sono verificati nelle nostre Congregazioni e Ordini e nella nostra Chiesa”, affermano i firmatari, riconoscendo anche che spesso “la risposta di coloro che sono in autorità non è stata come avrebbe dovuto essere”.
Per questo i responsabili della vita religiosa nel mondo si augurano che durante l’incontro in Vaticano “possono essere identificati nuovi passi in avanti e prese decisioni”, e si impegnano ad “ascoltare meglio i sopravvissuti”, ad attuare quanto verrà deciso e a seguire il Santo Padre, la cui guida è definita “fondamentale”.
In generale, i religiosi individuano la necessità di una “cultura della Tutela”, da perseguire in ogni ambito:
- nell’educazione e nell’assistenza sanitaria, dove sono già in atto protocolli migliori e standard di protezione più elevati per i minori;
- nella formazione dei religiosi, assicurando che, in ogni fase, siano impartite educazione e istruzione adeguate sia ai formatori che ai formandi, e che sia chiaro in qualunque cultura e contesto, che “l’abuso di minori non è mai permesso e non è tollerabile”;
- nella spiritualità, assumendo l’impegno di sviluppare “programmi speciali per accompagnare ogni persona vittima di abuso, che desideri trovare aiuto nella difficoltà con la fede e col senso della vita”.
Individuando alcune radici del problema degli abusi nel clericalismo, nell’abuso di potere e nel malinteso senso di appartenenza alle congregazioni, i religiosi si impegnano nella conversione continua, e intendono mettere in comune risorse e competenze per essere più efficaci.
Il messaggio invoca anche la collaborazione dei genitori e delle donne, riconoscendo che “se alle donne fosse stato chiesto un parere e un aiuto nella valutazione dei casi, sarebbe stata intrapresa un’azione più forte, più rapida e più efficace”.
In chiusura, i religiosi mandano un messaggio diretto ai sopravvissuti: “riconosciamo che c’è stato un tentativo inadeguato di affrontare questo problema e una vergognosa incapacità di comprendere il vostro dolore. Vi offriamo le nostre più sincere scuse e il nostro dolore… Vi invitiamo a lavorare con noi per creare nuove strutture volte a garantire che i rischi siano ridotti al minimo”.
Il messaggio integrale è disponibile, in italiano e in inglese, sul sito dedicato all’evento.