Italia – A Valdocco per rinnovare la vocazione formativa nel Postnoviziato

14 Novembre 2018

(ANS – Torino) – Dal 9 al 12 novembre si è svolto a Torino-Valdocco un incontro fra Direttori e Presidi dei Postnoviziati d’Europa. Si è tratto di tornare alle origini per verificare la formazione, affrontando sette tematiche in tre giorni. Un impegno da record, guidato da don Ivo Coelho, Consigliere Generale per la Formazione, e dai suoi collaboratori nel Dicastero, don Francisco Santos e don Silvio Roggia.

I temi affrontati hanno esaminato, nella realtà specifica dei postnoviziati:

  • la vita consacrata salesiana;
  • l’esperienza pastorale;
  • la vita di comunità;
  • la formazione intellettuale;
  • la consistenza dell’equipe formativa;
  • l’attenzione ai postnovizi coadiutori;
  • l’accompagnamento personale.

Il cuore di tutto è la formazione all’identità consacrata salesiana che nella fase postnoviziato trova lo strumento privilegiato nella formazione intellettuale, per continuare ciò che è già iniziato nel noviziato e alla luce della sfida prossima del tirocinio.

Il confronto di esperienze tra i formatori degli 8 centri di postnoviziato d’Europa alla presenza del Decano della Facoltà di Filosofia dell’Università Pontificia Salesiana, don Luis Rosón Galache, è stato interessante e molto intenso; si sono aperti orizzonti anche su realtà di fatto molto diverse, perché incarnate nella storia e nei differenti contesti nazionali.

Ciò che emerge con forza è la domanda sulla formazione iniziale, che deve abilitare ad una formazione continua ossia ad un atteggiamento di docilità allo Spirito e alle mediazioni storiche attraverso le quali Dio sostiene la sequela di coloro che chiama; senza un passaggio dalla docilità alla docibilità, dall’esperienza formativa alla domanda di formazione, non c’è fedeltà dinamica a Don Bosco, e viene meno la lettura sapiente dei tempi e dei contesti.

Leggere la realtà con gli occhi di Dio è solo per chi vive di Dio, ecco il cuore dell’identità consacrata. La sfida è per i formatori prima che per i formandi e condizione per la vitalità del da mihi animas.

Una testimonianza formativa per essere efficace deve però essere corale, e questo evidenzia il rilievo fondamentale della coesione e della stima mutua tra i formatori anzitutto; fuori da una buona qualità delle relazioni tra i membri dell’equipe formativa, lo spirito di famiglia non può permeare la vita comunitaria e l’efficacia del servizio formativo è severamente pregiudicata. Solo lo spirito di fede, la passione carismatica e la condivisione dell’univocità dell’obiettivo formativo nei termini di cura e promozione dell’identità vocazionale possono purificare e consolidare le relazioni tra i formatori, motivandone la missione.

Il testo di chiusura del Sinodo sui Giovani, al n. 139, ricorda inoltre:

La vocazione è il fulcro intorno a cui si integrano tutte le dimensioni della persona. Tale principio non riguarda solamente il singolo credente, ma anche la pastorale nel suo insieme. È quindi molto importante chiarire che solo nella dimensione vocazionale tutta la pastorale può trovare un principio unificante, perché in essa trova la sua origine e il suo compimento. Nei cammini di conversione pastorale in atto non si chiede quindi di rafforzare la pastorale vocazionale in quanto settore separato e indipendente, ma di animare l’intera pastorale della Chiesa presentando con efficacia la molteplicità delle vocazioni. Il fine della pastorale è infatti aiutare tutti e ciascuno, attraverso un cammino di discernimento, a giungere alla «misura della pienezza di Cristo» (Ef 4,13).

La prospettiva vocazionale illumina e dona significato a tutto ciò che riempie i giorni di ogni vita umana e assicura una forma specifica alla risposta personale al dono di Dio. Da qui deriva anche la peculiarità della sfida interna alla vocazione salesiana, caratterizzata dall’espressione presbiterale e dalla espressione laicale. La vocazione salesiana del coadiutore mette in luce il proprium della vita consacrata salesiana, fatta di dedizione a Dio come assetto fondamentale dell’esistenza, piuttosto che come sollecitudine per il servizio sacramentale.

Tutto questo chiede un cammino di accompagnamento. Questo è il cuore della formazione. O meglio, qui si arriva al cuore del formatore, che deve essere purificato e dilatato per sostenere la maturazione del cuore dei formandi, perché nell’incontro maturi la libertà dei Figli di Dio fondata sulla generosa obbedienza all’amore del Padre:

“Solo quando la libertà personale è pienamente coinvolta in un processo di costante adesione e risposta, l’accompagnamento ha senso, ossia ha una direzione su cui procedere. […] La libertà non rimane solo all’inizio, come requisito di partenza. È fondante ad ogni nuovo passo, perché è la condizione dell’amore è che solo ciò che viene liberamente assunto diventa anche fecondo di vita.

E questo ha due implicanze: il clima di fiducia necessario perché la relazione di accompagnamento coinvolga la verità della persona e della sua storia si crea solo a partire dalla libera scelta di affidare il proprio cammino a qualcuno di cui naturalmente ci si fida, e verso il quale si sente il desiderio di farsi accompagnare. […] La seconda riguarda chi si offre per il servizio di accompagnatore e guida. Essere ritenuto degno di fiducia, affidabile, è il risultato di un processo di crescita personale tra i più alti e impegnativi, proprio perché ci si espone ai livelli più profondi della libertà altrui”. (Roggia S.)

Direttori e Presidi dei postnoviziati d’Europa ora sono chiamati a passare dal progetto al cammino. Una rinnovata fraternità e consapevolezza della serietà del compito formativo rendono urgente un nuovo passo, una prossima “scuola di accompagnamento salesiano” dove i formatori si possano mettere in gioco, consapevoli che solo chi si lascia formare, forma; solo chi ascolta le nuove generazioni può formare; e solo chi ha un forte radicamento nel carisma può accompagnare percorsi di consolidamento autentico di identità vocazionali.

Scelte di governo da una parte, scelte individuali dall’altra e scelte di comunione sono le sfide per la formazione. Guardando a Don Bosco, ancora oggi, modello e guida per i formatori.

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