I salesiani sono arrivati a giugno dello scorso anno presso l’insediamento per rifugiati di Palabek, l’unico dei quasi 20 centri analoghi in Uganda che sta continuando ad accogliere rifugiati. Due mesi prima il centro aveva iniziato a ricevere i Sud-sudanesi che scappavano dalla guerra e che erano riusciti a raggiungere il confine. In un’area di 400 km quadrati, il governo dell’Uganda e le Nazioni Unite, attraverso l’agenzia per i rifugiati (UNHCR), stavano organizzando un campo aperto in cui a ciascuna famiglia venivano affidati 30 metri quadrati, dei materiali per costruire una semplice abitazione e gli strumenti per coltivare un piccolo giardino su quel territorio.
All’inizio la precarietà della situazione ha costretto i salesiani a vivere ospitati nelle capanne con i rifugiati, ma a poco a poco hanno costruito delle semplici stanze per loro, servizi igienico-sanitari e per l’accesso all’acqua, piccole strutture perché i rifugiati potessero radunarsi e varie cappelle e scuole per bambini distribuite nel campo. I Salesiani sono gli unici che lavorano nel campo profughi di Palabek e che vi risiedono permanentemente.
Appena un mese fa i Salesiani hanno organizzato la vita comunitaria. Ci sono sette salesiani che appartengono alla comunità missionaria: due dalla R.D. Congo, uno dal Congo Brazzaville, tre dall’India e uno dal Venezuela. “Il lavoro svolto dai salesiani è un compito eminentemente pastorale. Ci sono undici cappelle nel campo, dove si celebra la Messa e viene offerta formazione ai giovani e alle famiglie”, spiega don Lasarte.
Dove ci sono i Salesiani l’educazione è sempre una priorità. In questo insediamento l’impegno salesiano per l’educazione e l’accompagnamento dei rifugiati ha reso Don Bosco un punto di riferimento nel campo e allo stesso tempo un’autorità morale. In totale vengono accompagnati oltre 700 bambini nelle loro scuole e più di 700 famiglie all’interno del campo.
L’Uganda segue una politica aperta e generosa nei confronti dei rifugiati, ospitandone quasi 1,5 milioni. Tutti ricevono gratuitamente un permesso di lavoro, educazione e sanità ed è uno dei Paesi che accoglie il maggior numero di rifugiati al mondo.