Cari amici e lettori, siamo all’inizio di un anno nuovo, esprimiamoci quindi a vicenda i migliori auguri per il tempo che verrà, per il tempo che viene, dono che contiene ogni altro dono in cui si sviluppa la nostra vita.
Riempiamo dunque questo augurio di contenuti che lo illuminino. Diamo la parola a Don Bosco che quando arrivò nel seminario di Chieri, si soffermò sulla meridiana che, ancora oggi, campeggia sul muro del cortile, e raccontava: «Alzando lo sguardo sopra una meridiana, lessi questo verso: Afflictis lentae, celeres gaudentibus horae». Ecco, dissi all’amico, ecco il nostro programma: stiamo sempre allegri e passerà presto il tempo (Memorie Biografiche I,374).
Il primo augurio che ci scambiamo, per viverlo, è quello che Don Bosco ci ricorda: vivi bene, vivi sereno e trasmetti serenità a chi ti circonda, il tempo avrà un altro valore! Ogni momento del tempo è un tesoro; ma è un tesoro che passa in fretta. Sempre Don Bosco amava commentare: «I tre nemici dell’uomo sono; la morte (che sorprende); il tempo (che gli sfugge), il demonio (che gli tende i suoi lacci)» (MB V,926).
«Ricordati che essere felice non è avere un cielo senza tempeste, una strada senza incidenti stradali, lavoro senza fatica, relazioni senza delusioni» raccomanda un antico augurio. «Essere felici non è solo celebrare i successi, ma apprendere lezioni dai fallimenti. Essere felici è riconoscere che vale la pena vivere la vita, nonostante tutte le sfide, incomprensioni e periodi di crisi. È ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita».
Un saggio teneva nel suo studio un enorme orologio a pendolo che ad ogni ora suonava con solenne lentezza, ma anche con gran rimbombo.
«Ma non la disturba?» chiese uno studente.
«No» rispose il saggio. «Perché così ad ogni ora sono costretto a chiedermi: che cosa ho fatto dell’ora appena trascorsa?».
Il tempo è l’unica risorsa non rinnovabile. Si consuma ad una velocità incredibile. Sappiamo che non avremo un’altra possibilità. Perciò tutto il bene che possiamo fare, l’amore, la bontà e la gentilezza di cui siamo capaci li dobbiamo donare adesso. Perché non torneremo su questa terra un’altra volta. Con un perenne velo di rimorso nel nostro intimo, sentiamo che Qualcuno ci chiederà: «Che ne hai fatto di tutto quel tempo che ti ho regalato?»
La nostra speranza si chiama Gesù
Nel tempo nuovo che abbiamo appena cominciato, le date e i numeri di un calendario sono segni convenzionali, sono segni e numeri inventati per misurare il tempo. Nel passaggio dall’anno vecchio al nuovo anno è cambiato molto poco, eppure la percezione di un anno che finisce ci costringe a fare sempre un bilancio. Quanto abbiamo amato? Quanto abbiamo perduto? Quanto siamo diventati migliori, o quanto siamo diventati peggiori? Il tempo che passa non ci lascia mai uguali.
La liturgia, nel sorgere dell’anno nuovo, ha un modo tutto suo di farci fare un bilancio. Essa lo fa attraverso le parole iniziali del Vangelo di Giovanni; parole che possono sembrare difficili ma che in realtà riflettono la profondità della vita: “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta”. Al fondo di ogni nostra vita risuona una Parola più grande di noi. Essa è il motivo per cui esistiamo, per cui il mondo esiste, per cui ogni cosa esiste. Questa Parola, questo Verbo, è Dio stesso, è il Figlio, è Gesù. Il nome del motivo per cui siamo stati fatti si chiama Gesù.
È Lui il vero motivo per cui ogni cosa esiste, ed è in Lui che possiamo capire ciò che esiste. La nostra vita non va giudicata confrontandola con la storia, con i suoi eventi e la sua mentalità. La nostra vita non può essere giudicata guardando a noi stessi e alla nostra sola esperienza. La nostra vita è comprensibile solo se la si accosta a Gesù. In Lui tutto assume un senso e un significato, anche di quello che di contradditorio e ingiusto ci è capitato. È guardando a Gesù che capiamo qualcosa di noi stessi. Lo dice bene un salmo quando afferma: “Alla tua luce vediamo la luce”.
Questo è il modo di vedere il Tempo secondo il Cuore di Dio, e noi ci auguriamo di vivere questo tempo nuovo così.
Il nuovo anno porterà a tutti noi, alla Famiglia Salesiana, alla Congregazione importanti eventi e novità. Tutte dentro il dono del Giubileo che nella Chiesa stiamo vivendo.
Dentro lo spirito del Giubileo lasciamo trasportare dalla Speranza che è la presenza di Dio nella nostra vita.
Il primo mese di questo nuovo anno, gennaio, è trapuntato di feste salesiane che ci portano alla Festa di Don Bosco; ringraziamo Dio di questa delicatezza con cui ci dona di iniziare l’anno nuovo.
Lasciamo quindi l’ultima parola a Don Bosco e fissiamo questa sua massima, perché forgi il nostro 2025: Figlioli miei, conservate il tempo e il tempo conserverà voi in eterno (MB XVIII 482,864).