Uno dei ragazzi partecipanti, Dennis, iscritto al terzo anno delle superiori, ha affermato che la sua partecipazione a questa spedizione lo ha aiutato a capire quanto sia stato benedetto nella vita e quanto sia grato per i suoi genitori.
Il dott. Fulay, Coordinatore della Pastorale Giovanile Salesiana, è stato grato per la graziosa accoglienza ricevuta dai salesiani e dai volontari di Tijuana.
Maria, una delle allieve più grandi, era grata per Alex, un ragazzo dell’orfanotrofio di Eunime per bambini sieropositivi, che è diventato presto suo amico. Ha affermato la ragazza: “Ho potuto davvero vedere l’amore di Dio attraverso questi bambini”.
I due gruppi scolastici si sono recati a Tijuana dal 15 al 19 febbraio. Hanno condiviso ogni cosa con i salesiani partecipanti al programma “Proyecto Salesiano”, la cui residenza si trova proprio di fronte al confine tra Stati Uniti e Messico. Il gruppo era solito preparare la colazione e il pranzo per i bambini dell’orfanotrofio di Eunime e trascorreva con loro anche il pomeriggio, tra giochi e attività artistiche.
I ragazzi hanno prestato servizio per due giorni anche presso il Refettorio “Padre Chava”, che serve oltre 1.000 pasti al giorno e offre una variegata assistenza a migranti, rifugiati e rimpatriati, oltre che a poveri di ogni razza, colore e religione.
Alcuni giovani hanno servito i pasti, altri hanno aiutato a distribuire i vestiti e altri a smistare i medicinali nel dispensario medico gratuito attivo presso l’opera. Il gruppo ha anche avuto modo di visitare altre due opere salesiane a Tijuana: l’oratorio “Domenico Savio” e l’oratorio “San Giovanni Bosco”. E mentre camminavano lungo il muro di confine tra gli Stati Uniti e il Messico hanno anche riflettuto sul complesso tema dell’immigrazione.
L’esperienza a Tijuana è stata piena di sfide: la barriera linguistica, le poche ore di sonno e la testimonianza della povertà e della sofferenza degli altri. Ma è stata soprattutto un’esperienza piena di gioia: la gioia di nuove amicizie, di servire gli altri, di conoscere se stessi e gli altri.
Dylan, un giovane partecipante, così riassume l’esperienza:
“La cosa più significativa per me è stata vedere Dio lavorare dentro e attraverso le persone. L’ospitalità, la perseveranza, l’altruismo e l’amore incondizionato di cui sono stato testimone, nonostante le circostanze non così grandiose, mi hanno mostrato l’importanza di fare la volontà di Dio nella vita quotidiana. La mia più grande lotta è stata quella di accettare il fatto che alle volte non possiamo fare molto per aiutare la gente: aiutare negli orfanotrofi, servire nelle mense per i poveri e ripulire le comunità è utile, ma non sono soluzioni definitive. La lezione più importante che ho imparato è stata quella di essere grato per quello che ho e fare quanto posso per aiutare gli altri”.
Fonte: InTouch