Don Martin Lasarte, SDB, spiega che “la presenza dei Salesiani in questa parte del mondo non è solo significativa, ma fondamentale, perché si vivono tempi di emergenza, di riconciliazione nazionale e d’impegno per il progresso. In questi giorni il presidente Salva Kiir, e il Vicepresidente, Riek Machar hanno raggiunto un’intesa. Ciò significa la pacificazione del paese”.
La missione salesiana, sita nel quartiere di Gumbo, alla periferia di Juba, riceve ogni mattina un esodo di 2.500 bambini e giovani: allievi delle scuole, dei centri pre-scolari e dei centri di formazione professionale. In aggiunta a questi, vengono accolti un totale di 3.000 sfollati interni (Internal Desplaced People) fuggiti a causa della guerra. Il campo d’accoglienza ospita quasi esclusivamente donne e bambini, dato che gli uomini sono morti nei combattimenti.
La comunità salesiana, attraverso don David Tullimelli, coordina gli aiuti umanitari. Cerca alimenti per la popolazione accolta e se non arriva il sostengo delle organizzazioni internazionali deve provvedere a comprare il cibo per 3.000 persone.
Oltre al cibo quotidiano, la comunità salesiana ha costruito una scuola primaria e un centro pre-scolari per i bambini del campo. Sono stati realizzati anche pozzi d’acqua e si preparano i terreni per l’agricoltura.
Gli scontri iniziati nel 2013 hanno causato almeno 70.000 morti e 2,3 milioni di persone che hanno dovuto lasciare le loro case, ma, in mezzo a tanta violenza, si fa sentire la presenza di Dio misericordioso attraverso i Figli di Don Bosco: i Salesiani.
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