La prima presenza salesiana a Gela risale al 1897, quando ai salesiani venne affidato il Convitto Pignatelli, che fu edificato a beneficio della gioventù gelese. La richiesta della presenza salesiana in città risale a qualche anno prima, ma l’assenso per l’apertura dell’opera avvenne solo nel 1896.
Infatti, l’8 maggio 1896, l’allora I Successore di Don Bosco, Don Michele Rua, scrisse all’Ispettore dell’epoca, don Bertello: “Pare che l’affare del convitto di Terranova si potrà combinare”, e dopo un anno vi andarono 2 sacerdoti, 3 chierici e 2 coadiutori.
Il primo direttore dell’opera salesiana di Gela fu don Domenico Ercolini, un salesiano conosciuto per la sua fama di santità, che conobbe Don Bosco nel 1885 e che molto contribuì alla crescita della presenza salesiana in Sicilia.
Lo stesso Don Rua visitò la città di Gela nell’aprile del 1900 e vi trascorse qualche giorno in compagnia della comunità salesiana. Tra Gela e Don Rua vi fu un forte legame di amicizia e di stima, e questo rapporto si concretizzò nel dono della statua lignea di Maria Santissima Ausiliatrice.
I salesiani, come detto, sono presenti a Gela dal 1897, ma la prima opera ebbe vita breve presso il Convitto Pignatelli, perché si concluse nel 1908. Successivamente, nel 1926 i Salesiani aprirono un opera presso il quartiere “ANIC” e vi rimasero sino al 1966, mentre tuttora sono presenti presso il quartiere Aldisio, nel quale arrivarono nel 1955.
L’opera salesiana diviene il centro e il fulcro attorno al quale sono nati i diversi nuclei abitativi. Ogni anno il mese di maggio è quello più sentito, infatti, ricorrono due feste importantissime quella di san Domenico Savio, il 6 maggio, titolare della parrocchia, e quella di Maria Ausiliatrice, il 24 maggio.
La statua secolare di Maria Santissima Ausiliatrice nel tempo ha visto tanti tocchi e ritocchi, che ne hanno trasformato soprattutto i colori del manto. Qualche anno fa, l’attuale direttore dell’opera salesiana, don Paolo Terrana, d’intesa con i suoi collaboratori ha deciso di operare un lavoro di restauro dell’intera effigie.
“Il restauro della Madonna – afferma don Paolo – risale al desiderio di riportare all’antico splendore quella che era stata la statua regalata da Don Rua e da lui benedetta, nella prima fase della presenza salesiana a Gela, quando era direttore don Ercolini”.
I restauratori nel preparare i lavori e nell’osservare la situazione della statua, si sono accorti che sotto i diversi strati di colore vi era qualcosa di prezioso. Pulendo la statua sono stati ritrovati i colori originari e le preziosissime decorazioni in foglia d’oro. I lavori di restauro sono stati preceduti da una attenta ricostruzione digitale dei decori presenti sulla statua, e questo ha permesso di far “ritornare la Madonna al suo stato originale”.
La “Vincas Restauri”, l’azienda che ha operato il lavoro di restauro, ha effettuato anche alcune ricerche, scoprendo peraltro che la statua presenta delle somiglianze con le altre statue di Maria presenti nella Basilica di Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco, e a Roma-Pio XI.