La stessa cosa l’avrebbe detta certamente anche don Javier (Saverio) de Nicoló, sacerdote e missionario salesiano, fondatore dell’Istituto Distrettuale per la Protezione dell’Infanzia e della Gioventù (IDIPRON), ricordato in tutta la città e il Paese per il suo lavoro con i bambini e i giovani svantaggiati. “Insieme abbiamo finito il baccalaureato e ci siamo avventurati nella formazione sacerdotale. Javier era una stella di Dio per i più piccoli della Colombia”, ha detto don García durante la cerimonia nella quale ha ricevuto la medaglia che porta impressa il nome del suo amico e confratello.
Questo nuovo Ordine Civile al Merito di cui è stato omaggiato don García è il frutto di una decisione del Consiglio Municipale della capitale colombiana, presa per omaggiare la memoria di un sacerdote che ha lavorato per oltre 40 anni per i diritti e il benessere dei bambini e dei giovani.
Una volta che il Consiglio ha approvato l’istituzione di tale nuovo riconoscimento, presentata dai consiglieri Javier Santiesteban, Álvaro Argote, Jorge Torres, subito è stato lanciato un invito a riconoscere le migliori iniziative realizzate a favore dei bambini in situazioni di estrema vulnerabilità.
E alla prima assegnazione del riconoscimento – realizzata in occasione del terzo anniversario della morte di don de Nicolò – tra gli insigniti è figurato don Jaime García, a motivo del suo lavoro presso l’opera “Juan Bosco”, dove cresce oltre 8.000 studenti, grazie all’educazione non formale, le scuole d’arte e lo sport.
Il consigliere Jorge Torres, del Partito Verde, che lo ha indicato per il premio, ha motivato la decisione: “A 88 anni don Jaime Garcia Cuéllar continua a lavorare in favore di tutta la comunità giovanile in situazione di alta vulnerabilità, e continua a cambiare la vita di migliaia di giovani con scarse risorse”.
Il premio assegnato a don García ha favorito anche il ricordo di don de Nicoló, che nella sua vita ha aiutato circa 80.000 giovani in tutto il Paese nei processi di reinserimento sociale, e che, pur se è scomparso nel 2016, è ancora vivo nella memoria di molti. “Sono entrato all’Istituto 10 anni fa. È stato un processo difficile, ero abituato a prendere molte droghe” ha testimoniato un giovane, Jean Carlos. Che poi ha presentato, commosso, il suo omaggio a chi lo ha aiutato a riscattarsi: un mosaico di vetro fuso che rappresenta il volto di “Papà Nicoló” come lo ha chiamato.
Oggi le orme di questo grande salesiano vengono ripercorse da altri Figli spirituali di Don Bosco e dai laici corresponsabili nella missione. “Ora vogliamo continuare a lavorare sotto la mano del suo erede, don Jaime García” ha concluso Alexis Vidal, del progetto “Circo Juan Bosco Obrero”, un gruppo di ragazzi nato presso il centro salesiano di don García, che educa i giovani alle arti circensi.