Il dialogo nazionale è stato interrotto. I vescovi della conferenza episcopale continuano la loro missione pastorale accompagnando il popolo. Lunedì, 9 luglio, hanno intrapreso la loro visita al dipartimento di Carazo, nel comune di Diriamba, massicciamente assediato da paramilitari, polizia e gruppi legati al governo.
Sin dal loro arrivo, sono stati attaccati, in modo premeditato, fisicamente e verbalmente. La delegazione era guidata dal Nunzio Apostolico, mons. Waldemar Stanilaw Sommertag, dall’arcivescovo di Managua, il cardinale Leopoldo Brenes, e dal suo ausiliare, mons. Silvio Báez, insieme ad altri sacerdoti che si sono ritirati mentre andavano a liberare le persone rifugiate nella basilica minore di San Sebastiano.
La pressione è stata tanta che si è arrivati alle percosse. Nel mezzo della lotta, il vescovo ausiliare e diversi sacerdoti sono rimasti feriti e gli è stato impedito l’accesso al tempio. I gruppi legati al governo fanno credere, con le loro azioni, che la Chiesa sostenga la violenza.
Nello stesso giorno la chiesa parrocchiale San Giacomo Apostolo a Jinotepe è stata “saccheggiata” da gruppi paramilitari e affiliati al governo, che sono entrati con violenza per distruggere quanto potevano.
Il governo di Daniel Ortega ha lanciato una forte e chiara minaccia contro la Chiesa cattolica. Con tutti i mezzi possibili, vogliono che la popolazione creda che sia essa a promuovere la violenza. Da parte loro, i vescovi ribadiscono il loro impegno nei confronti della popolazione, restando vicini a chi soffre, dalla parte di coloro che sono assediati dall’ideologia di un governante che si aggrappa al potere, che ha perso ogni credibilità e che promuove una “pace camuffata”.
I Salesiani continuano ad accompagnare fermamente le persone e ad adottare misure di sicurezza. L’opera di Managua è tornata alle normali attività. A Masaya, la violenza non si è fermata, mentre le minacce di saccheggiare i templi continuano latenti. A Granada l’opera salesiana prosegue con le sue attività, ma le celebrazioni eucaristiche si svolgono a porte chiuse.
Nel mezzo dell’angoscia e del dolore, il popolo nicaraguense non perde la speranza. Oggi, mercoledì 11 luglio, è prevista un’incursione dell’esercito a Moninbó, quartiere di Masaya. Per venerdì 13 è invece organizzato uno sciopero nazionale di 24 ore.