Álvaro è il più piccoli di 5 fratelli, tre maschi e due femmine. Non si conoscono bene, perché sono stati portati in diverse case d’accoglienza. Álvaro sa che il problema sono stati i loro genitori: “Non si sono mai sposati e hanno litigato molto. Mio padre trasportava frutta al mercato e beveva troppo, mentre mia madre sbucciava l’aglio. Eravamo molto poveri e quasi ogni anno nasceva un fratellino”.
Siccome era impossibile mantenere la famiglia, i genitori di Álvaro attesero che compisse 13 anni perché potesse poi entrare nella “Casa di Don Bosco” nel quartiere di Breña, a Lima. “Ma io non volevo raggiungere quell’età, non volevo crescere”. Eppure, nel corso degli anni Álvaro ha capito che uscire da casa era un modo per aiutare i suoi genitori.
I suoi primi mesi nella “Casa di Don Bosco” furono molto tristi. Sua madre andava a fargli visita ogni domenica, ma non poteva impedire a ogni addio di trasformarsi in un mare di lacrime...
A poco a poco, si abituò all’ambiente, fino a diventare un giovane orgoglioso di essere cresciuto e allevato nella “Casa di Don Bosco”. L’incontro con Don Bosco gli ha insegnato molto. “La sua vita – osserva Álvaro – fu difficile sin da quando suo padre morì, e lui aveva appena 3 anni; ma non si può rimanere fermi nel suo passato, Dio ci aiuta a guardare al futuro con speranza”.
Attualmente, terminati gli studi secondari e il percorso di Tecnico Amministrativo, ha iniziato a lavorare per mettere un po’ di denaro da parte e così continuare a studiare e aiutare la sua famiglia.
“Incontrarsi con Don Bosco, che diventi parte della tua vita, è qualcosa che cambia il futuro” conclude Álvaro, divenuto un giovane ottimista che non dimentica il suo passato e che vuole aiutare altri bambini che crescono nelle case d’accoglienza della Fondazione Don Bosco del Perù.