RMG – I missionari della 154a Spedizione Missionaria Salesiana: Joshua Tarere, dalla Papua Nuova Guinea (PGS) al Sudan del Sud (DSS)

(ANS – Roma) – La vita come missione, la missione come servizio: questo è l’assunto che sta alla base dell’opzione missionaria compiuta dal giovane studente salesiano Joshua Tarere. A pochi giorni dall’invio della 154a Spedizione Missionaria Salesiana, questo giovane papuano racconta ad ANS la sua storia, i dubbi e le prospettive in vista della sua prossima destinazione: il Sudan del Sud.

Puoi presentarti?

Sono Joshua Tarere, della Papua Nuova Guinea, Salesiano di Don Bosco. Attualmente sto svolgendo un tirocinio presso la scuola secondaria tecnica “Don Bosco” di Araimiri, a Kerema. Sono il maggiore della mia famiglia, composta da 3 sorelle e un fratello, e appartengo alla Visitatoria di Papua Nuova Guinea e Isole Salomone (PGS).

Cosa ti ha spinto a prendere la decisione di diventare missionario?

Ho sempre desiderato servire le persone. Questa convinzione mi è venuta non per il gusto di servire, ma perché ho capito che “servire” dà senso alla vita. Quando sono entrato tra i Salesiani, sono stato ispirato dai miei confratelli missionari che lavorano nel mio Paese. Venivano a casa mia a servire i giovani. Quest’esperienza di servizio e di disponibilità verso gli altri mi ha aiutato a identificarmi con la loro vocazione missionaria. Alla fine, ho cercato di discernere la volontà di Dio e insieme alla mia guida spirituale di verificare se il mio desiderio di vocazione missionaria salesiana fosse davvero una chiamata di Dio. Dopo un lungo periodo, alla fine ho deciso di candidarmi alle missioni ovunque ce ne fosse bisogno.

Sei felice della destinazione cui stai per andare? Hai qualche timore o preoccupazione al riguardo del luogo o della cultura?

Sono stato inviato come missionario in Sudan del Sud, in Africa. E provo fondamentalmente due sentimenti: felicità e paura. Da un lato, sono felice perché vedrò un altro Paese, sperimenterò nuove prospettive di vita e imparerò nuove cose dalla gente. Dall’altro, ho paura del nuovo ambiente. Ho sentito storie e ho anche letto nei giornali di quanto sia difficile il luogo della mia missione. C'è una guerra costante e la gente è sfollata. Tutti questi eventi sembrano scoraggianti.

Ma ciò che mi consola è che più ho paura e più vengo ispirato ad essere coraggioso. So bene che il Signore, che mi ha mandato a servire nella sua missione, si prenderà cura di me. Le mie paure non hanno superato il mio grande desiderio di servire, amare ed essere un tutt’uno con la nuova cultura e il nuovo luogo.

Come hanno reagito familiari, amici e confratelli quando hai detto loro della tua vocazione missionaria?

I miei genitori sono molto favorevoli alla mia decisione, e la rispettano. Anche i miei amici e confratelli mi sostengono. Le loro affettuose parole di consiglio e di incoraggiamento mi hanno ispirato a perseverare con ottimismo nella mia scelta.

Quali sono i tuoi progetti e i tuoi sogni per la vita missionaria?

Non ho un progetto specifico su cosa fare in missione. La mia unica preoccupazione è vivere bene la mia vita religiosa e integrare la mia identità salesiana nel nuovo contesto, in modo da essere fedele al carisma di Don Bosco. Naturalmente ci sono anche altri pensieri, come riuscire a fare amicizia, imparare la lingua… Il mio unico desiderio è quello di servire e lavorare come servo di Dio per i giovani, amando la gente e mettendomi a loro disposizione.

Ha in mente qualche grande modello di missionario di cui vuoi seguire lo stile di vita?

Non uno, ci sono tanti buoni e grandi missionari che mi ispirano e attraverso i quali identifico la mia vocazione missionaria salesiana. Tuttavia, per me il grande modello di missionario non è altro che Gesù, il Buon Pastore. Voglio che sia Lui a servirsi di me come suo strumento, per amare, annunciare il Vangelo e offrirmi agli altri.

Qual è il tuo messaggio ai giovani riguardo all’opzione missionaria e alla vocazione?

Il mio umile messaggio per quanti aspirano a diventare missionari è che devono “essere aperti”. Essere missionari è un atteggiamento di disponibilità ad essere usati da Dio. Attraverso il discernimento e la preghiera, le aspirazioni missionarie sempre possono essere rafforzate e arricchite. Se siamo aperti alla grazia di Dio, Egli ci mostrerà la strada e ci guiderà, aiutandoci a vivere la nostra vita in modo significativo.

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