Don Bruno Ferrero
Don Bosco fu un comunicatore nato. Di razza, incontenibile. Nella comunicazione modificava se stesso, diventato più moderno delle sue idee, inventava pedagogie. Mostrava d’aver capito bene la civiltà industriale, di cui per principio era nemico. E come tutti i grandi comunicatori, attraeva e faceva paura. A 135 anni dalla sua morte, continua quell’effetto.
Parte da un foglio dal nome improbabile il Bibliofilo Cattolico, lo cambia in Bollettino Salesiano. La parola bollettino, secondo il dizionario, significa “pubblicazione ufficiale di comunicazioni a carattere pubblico”. Aveva un’origine nobile. Deriva da “bolla” Impronta del sigillo con cui si contrassegnavano le pubbliche scritture e i documenti solenni. Le bolle papali, per intenderci. Ed è usato ancora oggi per fini molto pratici: Bollettino medico, Bollettino di guerra. Si addice ad uno stile pratico, senza fronzoli, manageriale. Per questo piacque a Don Bosco.
In quello che possiamo considerare l’editoriale del suo primo numero, Don Bosco scrive ai Salesiani Cooperatori, individuati come i primi destinatari del Bollettino, e presenta loro obiettivi e contenuti fondamentali della rivista:
“Nel nostro Regolamento, o Benemeriti Cooperatori, è prescritto un Bollettino mensile che a suo tempo sarebbesi pubblicato per darvi ragguaglio delle cose fatte o da farsi onde ottenere il fine che ci siamo proposto. Secondiamo ora il comune desiderio, affinché ognuno possa prestare l’opera sua con unità di spirito e rivolgere unanimi le nostre sollecitudini ad un punto solo: La gloria di Dio, il bene della Civile Società. A quest’uopo giudichiamo di servirci del Bibliofilo, Bollettino che da qualche anno si stampa nella nostra tipografia di Torino e che per l’avvenire sarà stampato nell’Ospizio di S. Vincenzo in Sampierdarena. Questo nostro bollettino esporrà:
- Le cose che i soci o i loro Direttori giudicano di proporre pel bene generale e particolare degli associati, cui seguiranno le norme pratiche pei Cooperatori.
- Esposizione dei fatti che ai soci riuscirono fruttuosi e che possono servire ad altri di esempio. Quindi gli episodi avvenuti, uditi, letti: purché siano collegati col bene dell’umanità e della religione; le notizie e le lettere dei Missionari che lavorano per la fede nell’Asia, nell’Australia e specialmente dei Salesiani, che sono dispersi nell’America del Sud in vicinanza dei selvaggi, è materia per noi opportuna.
- Communicazioni, annunzi di cose diverse, opere proposte; libri e massime da propagarsi, sono la terza parte del Bollettino”.
Don Bosco non ha mai escluso nessuno. Per questo il Bollettino è indirizzato a tutti gli amici di don Bosco e a quelli che conoscendolo potrebbero diventarlo. Si può pensare ad una serie di cerchi concentrici che si allargano dai più vicini ai più lontani, con il più efficaci dei mezzi di diffusione: il “passaparola”.
Don Pietro Stella in una sua pubblicazione scrisse: “Si può dire che il BS, le molte circolari spedite... determinarono la scoperta mondiale di Don Bosco, uomo straordinario. Fino al 1874 i Salesiani costituivano una congregazione a raggio regionale. Dopo quella data, specialmente dopo il 1880, si fecero più frequenti i giovani raccomandati a Don Bosco da ecclesiastici e laici, si moltiplicarono le richieste di case in varie città e nazioni”.
Secondo l’intuizione di Don Bosco il Bollettino salesiano non è una semplice cronaca di avvenimenti, ma divulga lo spirito della Congregazione, attraverso la narrazione di fatti e di opere, più che attraverso una diffusione di idee speculativamente dimostrate. Esso offre una lettura della realtà contemporanea dal punto di vista salesiano ed accoglie le provocazioni del mondo giovanile ed ecclesiale in vista di un progetto educativo e pastorale più globale.