L’incontro ha fatto parte della visita che Don Á.F. Artime ha compiuto alle presenze salesiane di Barakaldo, per celebrare i 125 anni di “Salesianos Barakaldo”, gli 80 anni di “Salesianos Cruces” e i 75 anni di “Salesianas Barakaldo”.
Organizzata dalla Delegazione di Pastorale Giovanile in collaborazione con la Federazione dei Centri Giovanili “BoskoTaldea”, la struttura dell’incontro è stata in linea con la Campagna Pastorale di quest’anno “Apriamo Cammino” e i giovani hanno proposto al Rettor Maggiore tre domande, ognuna delle quali riguardava uno dei cammini proposti dalla campagna: verso gli altri, verso l’interiorità di sé e verso Dio. Pertanto, tre giovani, in rappresentanza di tutti gli altri, lo hanno interrogato sulle sfide della missione educativa pastorale, su come prendersi cura di se stessi e degli altri, e su quale fosse il suo consiglio per mettere Dio al centro della loro vita.
Le sue risposte sono state costellate di aneddoti tratti dai suoi viaggi in giro per le presenze salesiane nel mondo. Ha collegato le situazioni a proposte vitali, e ha ringraziato i giovani presenti per il loro coinvolgimento.
“Mi congratulo con voi perché volete fare qualcosa per gli altri” ha esordito. Poi, in merito alla domanda sulla missione educativo-pastorale, la sfida che il Rettor Maggiore ha proposto loro è stata per l’appunto quella di vivere la vita come servizio. “La vita cambierebbe molto se pensassimo di viverla come servizio. Dobbiamo fare in modo che i nostri spazi salesiani respirino la cultura del servizio”.
Venendo al secondo interrogativo, ha rimarcato il dovere di prendersi cura l’uno dell’altro, di pensare insieme, di cercare e condividere tempi personali e di incontro, di vivere i processi all’interno dei gruppi, scoprire tempi di condivisione. Poi ha aggiunto: “Le sfide per i giovani di oggi sono molto chiare: avere ragioni profonde per alzarsi ogni giorno con entusiasmo e trasmettere speranza ad altri giovani, perché nel mondo c’è mancanza di speranza”, ha detto Don Á.F. Artime.
Infine, riguardo al mettere Dio al centro della propria vita ha sottolineato il grande valore della testimonianza personale. “Dalla nostra fede possiamo vivere dando testimonianza con la nostra simpatia, nella nostra accoglienza, con il nostro atteggiamento di servizio, con chiunque venga nelle nostre case, nei vostri centri giovanili. Senza giudicare, solo accogliendo”.
E poi, ha aggiunto: “Cari giovani, solo Don Bosco sapeva ciò che passava nel suo cuore, ma la sua opera era frutto dell’azione di Dio e della presenza dei giovani che l’accompagnavano. Ognuno di voi deve testimoniare che ci sono molte cose che valgono la pena di essere vissute. E quello che fate ogni giorno ha un grande valore”.
L’incontro, che si era aperto con un momento di preghiera, si è chiuso con un tempo di celebrazione, durante il quale tutti i partecipanti hanno avuto la possibilità di interiorizzare quanto vissuto; e in quest’occasione il Rettor Maggiore ha consegnato ai rappresentanti di ogni centro giovanile una candela, per ricordare loro l’impegno ad essere “sale e luce del mondo”.