Cosa ti ha spinto a scrivere la lettera di disponibilità alle missioni al Rettor Maggiore?
La testimonianza di don Luis (Luigi) Bolla è stata la mia più grande ispirazione per diventare missionario. Sono stato attratto dalla sua stretta relazione con Gesù, dal suo zelo per l’annuncio del Vangelo, dal suo amore per la sua terra di missione e dal suo forte desiderio di inculturazione in mezzo alla cultura amazzonica dell’Ecuador e del Perù. Queste caratteristiche, che ho potuto vedere nel suo stile di vita, hanno piantato in me un’inquietudine per la vita missionaria ad gentes.
Come salesiano coadiutore il Beato e prossimo Santo Artemide Zatti aveva un grande spirito missionario nel suo apostolato – che per lui era l’ospedale. Anche tu ti senti appassionato sotto questo aspetto?
Sì, lo spirito missionario di Zatti lo portò ad incontrare i più poveri tra i poveri, le persone malate e che non avevano alcuna possibilità di andare avanti. In esse ha potuto scoprire il volto di Gesù. Se per Zatti era importante dare cibo e salute fisica ai malati, era più importante dare loro nutrimento spirituale e far sentire loro l’amore di Gesù. Questo è il modo di evangelizzare di Zatti, ed è per questo che, come missionario salesiano ad gentes, considero la figura di questo grande santo un modello significativo da seguire.
Sei contento del luogo in cui andrai? Hai qualche timore o dubbio riguardo al nuovo luogo, alla cultura e alla sua gente? Come ti stai preparando?
Sin dall’inizio del mio processo di discernimento per diventare missionario mi sono sentito molto attratto dalle missioni in Africa, quindi, sapere che sarò inviato in Congo è come un sogno che si sta realizzando oggi, un sogno che si inserisce nel piano di Dio per la mia vita.
Naturalmente, ho anche un po’ di apprensione nell’andare in un posto così lontano, con una cultura e una lingua molto diverse. Personalmente sento che è una grande sfida, ma non vado da solo, Gesù e Maria mi accompagnano in questo viaggio.
Hai in mente qualche modello di grande missionario di cui vuoi seguire lo stile di vita?
Sì, come ho detto prima, il mio modello è don Bolla, di cui voglio riportare una citazione che riflette il suo desiderio di inculturazione per realizzare l’evangelizzazione tra gli Shuar e gli Achuar: “Voglio poter vivere alla maniera degli Achuar; vestire, mangiare, abitare, lavorare come gli Achuar, senza perdere la mia identità di sacerdote e di religioso”. Tutto questo m’ispira a seguire uno stile di vita radicale in terra di missione.
Quale messaggio vuoi mandare ai giovani riguardo la vocazione missionaria?
La vocazione missionaria è una vocazione di servizio che nasce come risposta d’amore a Gesù. Si concretizza nel dare la vita ai propri fratelli e sorelle, con la volontà di attraversare le frontiere geografiche, culturali o sociologiche. Per questo, il mio messaggio ai giovani è che di andare all’avventurare con Gesù, che non devono avere paura di dare la loro vita, la loro gioventù al servizio degli altri. E davvero, posso dirvi che vale la pena rischiare la vita con Gesù, vale la pena dare la vita per amore suo e del prossimo.