Nella lunga serie di celebrazioni per la festa del Santo della Gioventù, mons. Nosiglia ha presieduto la Messa di metà mattina, alle ore 11:00, subito dopo quella presieduta dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, delle ore 9:30.
Nell’omelia, mons. Nosiglia ha commentato la pagina del Vangelo del giovane ricco, e la domanda esistenziale che egli pone: “Che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. “Un interrogativo che non è più usuale oggi, ma che abita il cuore, se lo traduciamo nella tensione alla felicità che ogni giovane sente forte e prepotente dentro di sé”, ha osservato il presule.
Questi ha poi annotato anche come le parole di Gesù non promettano facili scorciatoie, né per la vita eterna, né per la felicità; ma nemmeno siano “un invito a dire una serie di ‘no’”; piuttosto, “indicano la vera via del ‘sì’”, la via del dono di se stessi “che diventa fonte di gioia, perché, come testimonia Gesù: ‘C’è più gioia nel dare che ne ricevere’”.
L’arcivescovo di Torino ha dunque spronato tutta la comunità ecclesiale ad andare incontro ai giovani “interrogandosi e rinnovando il proprio stile di vita, linguaggi e vie per promuovere con i giovani un dialogo e un confronto aperti e liberi, senza pregiudiziali o chiusure o risposte e proposte precostituite”, perché “i giovani hanno bisogno della Chiesa e questa ha bisogno dei giovani”.
“L’estraneità e l’indifferenza reciproche non giovano a nessuno e lasciano nel cuore dei giovani dei vuoti enormi, che nessun’altra realtà umana, sociale o religiosa può colmare”, ha aggiunto con chiarezza.
E per questo, anche con lo sguardo al cammino sinodale intrapreso e all’incontro previsto con i membri della Comunità di Taizé, in programma nell’arcidiocesi nel prossimo luglio, mons. Nosiglia ha spronato a loro volta i giovani, dicendo: “Abbiate il coraggio di raccontare con gioia ed entusiasmo ai vostri coetanei l’esperienza cristiana che state facendo, invitandoli a sperimentare l’amicizia in un gruppo alternativo ai tanti che frequentano; un gruppo dove non ci si accontenta di stare insieme per parlare, discutere o organizzare feste, gite e iniziative, ma dove si impara anche a pregare insieme, ad accostare la Bibbia, a celebrare l’Eucaristia, a servire con amore e solidarietà i piccoli, i poveri e sofferenti; un gruppo dove è possibile anche oggi fare esperienza di incontro con Gesù, nella sua comunità”.
“Don Bosco vi aiuti a credere in voi stessi e a puntare in alto nella vostra vita, verso i traguardi inesplorati delle vette della fede e dell’amore” ha dunque concluso il prelato.
Merita di essere segnalata, infine, durante tutta la giornata del 31 gennaio, la partecipazione della comunità cittadina ed ecclesiale alla festa di Don Bosco. Tra i celebranti delle Eucaristie per la Festa di Don Bosco, ci sono stati infatti, anche Padre Carmine Arice, Padre Generale del Cottolengo; mons. Giacomo Maria Martinacci, Rettore del Santuario della Consolata; e mons. Derio Olivero, Vescovo di Pinerolo.
Harris Pakkam
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