Il giorno dell’ordinazione episcopale vide la partecipazione di numerosi membri della Famiglia Salesiana, in primis del nuovo rettor maggiore don Renato Ziggiotti, del clero diocesano, di molti conoscenti e amici di Diano d’Alba, paese di origine, dei familiari, tra cui la mamma Agostina, il fratello don Giuseppe, sacerdote diocesano, e la sorella suor Agnese, nonché l’anziana maestra Caterina Zannone. Consacrante fu il cardinale Maurilio Fossati arcivescovo di Torino, e conconsacranti il vescovo di Alba, mons. Carlo Stoppa, e l’ausiliare del vescovo di Tortona, mons. Carlo Angeleri. Al termine del pranzo, nel momento del ringraziamento il novello vescovo dichiarò: “Sentendo tante pressioni per diventare vescovo, mi sono finalmente convinto che alla fine dei conti, qualche dote per diventare vescovo dovevo averla anch’io. E a furia di pensarci l’ho trovata in san Paolo: Infirma et stulta elegit Deus ut confundat fortia [1 Cor 1,27]. I superiori continuino ad aiutarmi”.
L’eucarestia è stata presieduta da Mons. Marco Brunetti, Vescovo di Alba, che nell’omelia richiamandosi alla festa liturgica di san Giovanni apostolo ed evangelista ha parlato di mons. Marengo: “A nessuno può sfuggire il riferimento di Giovanni ai sensi che ogni uomo dispone per conoscere e percepire la realtà: in particolare Giovanni parla di udire, vedere, toccare. Il Discepolo amato parla dunque di una esperienza verificabile: se il Verbo di Dio si è fatto carne, vuol dire che non c’è rapporto con Dio che non passi attraverso la “carne”, cioè l’esperienza concreta di ogni giorno. Questo ci ricorda la testimonianza di mons Marengo che Dio non lo incontriamo nei nostri percorsi ascetici ma nella vita quotidiana ed in particolare quando, per la gente e per l'India, che amava aveva imparato le molte lingue, i dialetti che parlava correttamente, nonché il linguaggio universale dell'amore che lo aveva guidato per tutta la sua vita. Padre fondatore di tre diocesi; il vescovo che mai era andato in pensione. In poche parole nella sua persona aveva preso corpo la filosofia e l’esempio di Don Bosco”.
Don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale, dopo aver presentato la cronaca della nomina e della consacrazione episcopale di Mons. Marengo, ne ha parlato come Vescovo portatore di speranza. Mons. Oreste Marengo fu il primo vescovo della Diocesi di Dibrugarh dal 1951 fino al 1964, anno in cui venne nominato vescovo della nascente Diocesi di Tezpur. Rimase vescovo a Tezpur fino al 1969, affrontando le ostilità del governo indiano che osteggiava i missionari stranieri e lasciando quindi il posto ad un successore indiano. Nominato amministratore apostolico della nuova Diocesi di Tura nel 1972, la resse fino al 1978, anno in cui fu nominato il suo successore, un indiano del luogo, mons. Mamalassery.
Continuò per molti anni, a prestare servizio nelle missioni e a raccogliere fondi per la Diocesi di Tura, mantenendo una fitta corrispondenza con i benefattori e gli amici di vari paesi del mondo che lo hanno sostenuto in tutta la sua attività missionaria ed episcopale. Tutto il suo ministero – svolto più in viaggio, presso le varie tribù a lui affidate, che presso la sede vescovile – fu un continuo spendersi per portare e costruire condizioni di speranza presso popolazioni poverissime, colpite dalla fame, da terremoti ed inondazioni, da numerose malattie, da conflitti armati con la vicina Cina, dalla tragedia di essere espatriate forzatamente dalle terre di origine. Soprattutto incarnò la novità del vangelo incontrando i piccoli e i poveri e riconoscendo in loro i segni della grazia e annunciando con bontà la gioia del vangelo.