“Cremisan è uno dei pochi ‘polmoni verdi’ della Regione - afferma don Alejandro León Mendoza, Ispettore del Medio Oriente (MOR) –. Abbiamo cominciato a fare in modo che i giovani possano venire da noi a fare dei campi scuola di un giorno, per offrire esperienze a chi non ha altre possibilità di contatto con la natura, coinvolgendoli in progetti rispetto dell’ambiente, che diventano anche occasioni di incontro e di rispetto interreligioso. Infine, accogliamo e incoraggiamo le richieste di giovani che vogliono fare volontariato in Palestina e che abbiano intenzione di impegnarsi in progetti educativi in ambito sociale”.
Dell’organizzazione delle attività delle case salesiane parla anche Adele Amato, a capo dell’Ufficio di Pianificazione e Sviluppo locale: “Il nostro obiettivo è di utilizzare i progetti come veicolo del rafforzamento della missione salesiana, rispettando al massimo della trasparenza le richieste dei donatori di oggi e riservando la massima attenzione alla gestione delle risorse e alla sostenibilità. In parallelo, siamo costantemente impegnati a trovare un veicolo per il finanziamento delle attività, attraverso iniziative come la cantina, il forno, la formazione per il personale delle aziende, con l’obiettivo di restituire i salesiani ai giovani, liberandoli il più possibile dalle attività amministrative e concentrandoli sulla missione scolastico-educativa e di sostegno dei giovani”.
A presentare la complessa realtà di Nazareth, nel Distretto Settentrionale di Israele, è invece don Lorenzo Saggiotto, salesiano italiano che presta servizio in Medio Oriente dal 1968. Oggi è Direttore del centro salesiano a Betlemme, ma dal 2000 al 2019 è stato impegnato a Nazareth.
Ecco come spiega la realtà dei giovani arabi israeliani che vivono nella cittadina della regione storica della Galilea: “L’ambiente giovanile di Nazareth è molto difficile per i ragazzi arabo israeliani, che risentono negativamente del contatto con il mondo ebraico - sottolinea -. Qui sempre più spesso la religione è solamente un’immagine esteriore, stiamo assistendo a una secolarizzazione forte anche nell’Islam. Il problema più grande è quello della crisi d’identità: per capirlo basta considerare il fatto che tra i nostri studenti musulmani, che sono l’80% del totale, soltanto il 20% rispetta il Ramadan”.
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