Questo salesiano maggiore, nonostante qualche comprensibile “acciacco” dell’età e la vista e l’udito ridotti, è ancora molto lucido mentalmente e vive serenamente nella comunità salesiana “Santa Teresinha” di San Paolo, presso la residenza per confratelli anziani e ammalati.
Nella sua comunità c’è chi dice che la sua salute è migliore di tanti altri ben più giovani salesiani, e che lui necessita soltanto di mezza compressa al giorno per tenere sotto controllo la pressione cardiaca…
Trascorre le sue giornate pregando e accogliendo in confessione i suoi confratelli e altri fedeli che lo cercano. Quando può, inoltre, distribuisce due dei suoi libri in cui narra le sue peripezie e le sofferenze sperimentate, nelle quali afferma di essere stato sempre aiutato e accompagnato dal Cuore Misericordioso di Gesù. E per questo lui ne diffonde la devozione.
Nato in Polonia nel 1914, don Klinicki, durante la seconda guerra mondiale venne fatto prigioniero e passò attraverso tre campi di concentramento nazisti, sfuggendo per poco alla morte. “Durante i bombardamenti – ricorda – morirono oltre 12mila persone, e io rimasi vivo, grazie a Gesù Misericordioso”.
Successivamente venne inviato missionario in Ecuador, dove rimase fino al 1968, e poi fu mandato in Brasile per accompagnare la cappellania per i Polacchi presenti a San Paolo.
Per anni ha fatto da confessore “itinerante” nelle case dell’Ispettoria, fino a quando, già ultra-ottantenne, ebbe un grave incidente stradale, dal quale si riprese “sempre per grazia del Cuore Misericordioso di Gesù”, come testimonia tuttora.
“Cançao Nova”, il 25° gruppo della Famiglia Salesiana, che ha nell’apostolato attraverso i media uno dei suoi architravi, ha dedicato un reportage a questa straordinaria figura di uomo, di cristiano e di salesiano.