Sono diversi anni, infatti, che si rileva l’assenza di momenti volti a tale riflessione, con la naturale conseguenza non solo di non conoscere più il fenomeno nelle sue ultime evoluzioni, ma anche di rischiare ad intervenire in modo frastagliato ed inefficace. La stesura del Codice del Processo Penale Minorile D.P.R. 448/1988, è stata caratterizzata da un grande fermento culturale e di compartecipazione che ha visto coinvolte le istituzioni del mondo giuridico, universitario e del terzo settore. Il Codice veniva accolto come un intervento legislativo “a misura di minore” che consentiva di modellare la disciplina del processo ordinario in modo da renderlo compatibile con la tutela della persona del minore ancora in via di formazione e che poneva dunque l’attenzione alle misure alternative al carcere che diventavano lo strumento principale per superare l’aspetto punitivo della detenzione con quello di rieducazione della pena e della progettualità evolutiva.
Purtroppo, dopo più di 30 anni dalla sua applicazione, il grande fermento che ha caratterizzato gli anni ‘80 e quelli immediatamente successivi, ha subìto una battuta di arresto. E mentre cresce il coinvolgimento dei minori nella criminalità organizzata, come si evince dai dati pubblicati dall’Osservatorio per la Legalità e la Sicurezza della Regione Lazio (“Lazio senza Mafie” – 6° e 7° rapporto 2020-2021 e 1° semestre 2022), diminuisce il tempo dedicato allo studio dei nuovi percorsi devianti e alla condivisione di prassi di lavoro efficaci ed integrate. Ad oggi, sembra che solo il mondo mediatico riesca a dare importanza a tutti quei fenomeni legati ai minori o in situazioni di devianza, riuscendone a catturare, però, spesso soltanto il sintomo finale (baby gang, violenza, cyberbullismo, ecc…).
Invece è necessario che anche coloro che lavorano quotidianamente con i ragazzi interessati e coinvolti in percorsi devianti possano conoscere ed approfondire le nuove forme in cui sta strutturando la criminalità, al fine di individuare strategie efficaci e condivise di contrasto al coinvolgimento e all’utilizzo dei minori. Non a caso, il titolo del convegno “I ragazzi sono di chi arriva prima” (citazione di don Alfonso Alfano, Salesiano di Don Bosco e fondatore nel 1991 del Centro Accoglienza Minori), esprime bene l’urgenza di rinforzare le sinergie necessarie per affrontare con coraggio e determinazione questa sfida.
Obiettivo del convegno è proprio quello di riportare l’attenzione di Istituzioni, Università e Terzo Settore sulla tematica attraverso la lettura della situazione attuale e il confronto con un Tavolo Istituzionale Permanente a cui riportare le riflessioni emergenti.
Interverranno:
– Dott.ssa A. Fralleoni, Responsabile Ufficio Servizi Sociali Minorenni del Centro Giustizia Minorile Roma;
– Dott. Giampiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio per la legalità e la sicurezza della Regione Lazio;
– Dott.ssa F. Brioschi, Ricercatrice dell’“Associazione Antigone”;
– Professor Silvio Ciappi, Criminologo clinico e psicoterapeuta. Docente universitario e supervisore del Centro Minori;
– Prof. Alessandro Iannini, Responsabile Emarginazione e Disagio, Circoscrizione salesiana Italia Centrale (ICC).
Saranno presenti per l’occasione personalità del mondo istituzionale che siederanno ad un apposito tavolo di confronto.
Per info e prenotazione (obbligatoria): This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Il Convegno è realizzato in collaborazione con: USSM – Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni; Cappellania Istituto Penale per Minorenni “Casal del Marmo”; ASL Roma 2 – 5 Distretto; Università Pontificia Salesiana; Osservatorio salesiano per i diritti dei minori; Salesiani per il Sociale; Associazione Rimettere le Ali aps; Casa Famiglia “Casa di Tullio” Associazione In Famiglia Onlus; Associazione Arpj Tetto; Centro Diurno “Gli Scatenati”.
Il testo del documento del DBI è disponibile, in spagnolo, a fondo pagina.