RMG – Don Francesco Maraccani (1936-2020): una figura salesiana bella, trasparente, gioiosa, intelligente

10 junho 2020
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(ANS – Roma) – A oltre quattro mesi dalla scomparsa di don Francesco Maraccani (1936-2020), per molti anni Segretario e Procuratore Generale della Congregazione Salesiana, è stata diffusa la sua “lettera mortuaria”, redatta da don Francesco Cereda, già Vicario del Rettor Maggiore, e arricchita da numerose testimonianze di molti membri della Famiglia Salesiana e di parenti stretti di don Maraccani.

Il profilo profondamente umano, spirituale, apostolico e salesiano di don Maraccani si staglia nitidamente nei ricordi raccolti. La lettera può essere certamente una lettura spirituale ispiratrice per tutti i Segretari Ispettoriali e tutti coloro che sono coinvolti nel servizio dell’amministrazione della Congregazione.

Riportiamo di seguito alcuni passi della lettera:

Don Maraccani è una figura bella, trasparente, gioiosa, intelligente. È difficile illustrane il profilo, viste le numerose sfaccettature della sua persona. È una figura poliedrica dai molti interessi: dalla liturgia alla storia della Chiesa e della Congregazione, agli avvenimenti ecclesiali, alla scienza e all’attualità. Amava il Sacro Cuore, Maria Ausiliatrice e Don Bosco, i santi e i beati della Famiglia salesiana. Era stato formato al lavoro instancabile. Il lavoro è il segno visibile della passione apostolica. Nella Ispettoria Lombardo Emiliana (ILE) avevano coniato un’espressione: “Lavorare da cani è impegnativo, ma lavorare da Maraccani è ineguagliabile”.

M’immagino che in Paradiso andrà da San Pietro a domandare qualche lavoro da fare; non varrà per lui ciò che diceva Don Bosco: “Ci riposeremo in paradiso”. Il lavoro nelle sue diverse forme è il distintivo del salesiano: lavoro apostolico, lavoro manuale e intellettuale, lavoro santificato dall’unione con Dio. Per lui erano un ritornello le parole di Don Bosco: “Lavoro, lavoro, lavoro”. La sua scrivania con le tante carte era segno del lavoro che aveva tra mano. Le malattie e i disturbi fisici non gli hanno mai impedito di tralasciare i suoi compiti; sapeva convivere serenamente con la malattia. Soprattutto era uomo di preghiera e i numerosi compiti e il grande tempo dedicato al lavoro non gli hanno impedito una vita di preghiera confidente, prolungata e contemplativa.

Era semplice e per questo simpatico nel suo lasciarsi "prendere in giro" soprattutto dal caro don Giovanni Fedrigotti che sempre nei canti di alcune circostanze comunitaria gli dedicava sempre una strofa scherzosa. Così anche nell’incontro del Rettor Maggiore e Consiglio generale con il Papa Benedetto XVI, dopo la sua rinuncia, vedendo don Maraccani il Papa gli disse: "Ma lei è ancora qui?"; don Maraccani raccontava questa battuta sorridendo e quasi compiaciuto che il Papa lo riconoscesse per il suo lungo servizio alla Congregazione che tanta amava.

Nell’anno 2007, nel quarantesimo della sua ordinazione presbiterale, facendo quasi una sintesi della sua vocazione, così ricorderà i suoi anni di sacerdozio, ringraziando Dio:

Nell’anno 2007, nel quarantesimo della sua ordinazione presbiterale, facendo quasi una sintesi della sua vocazione, così ricorderà i suoi anni di sacerdozio, ringraziando Dio:

Ti voglio ringraziare, o Signore, anzitutto per il dono della vita, in una famiglia (papà, mamma, Mari) che mi ha condotto ad amarti.

Grazie per i tanti doni di cui mi hai arricchito e specialmente per il dono della vocazione, cresciuta nell’oratorio di Pavone, con la guida tanto saggia e amabile di Don Benedetti.

Grazie di avermi accompagnato sempre, anche con l’aiuto di tua Madre, Maria, nei miei studi e nella mia formazione (Nave, Parma, Milano, Roma), in cui ho potuto sperimentare anche il lavoro salesiano tra i ragazzi (scuola, assistenza).

Come non ricordare le tappe e i momenti più belli: le professioni (la prima a Montodine e la perpetua a Missaglia) e soprattutto l’ordinazione sacerdotale, 40 anni fa, nella chiesa di Pavone.

Tu mi hai consacrato sacerdote, dispensatore nel tuo nome della tua grazia e del tuo amore, mi hai dato il potere di renderti realmente presente, col tuo Corpo e col tuo Sangue, per la salvezza del tuo popolo, specie i giovani, come Don Bosco, con lo stile di Don Bosco.

Ho cercato di essere fedele, negli anni del ministero diretto tra i giovani e la gente, a Brescia, nella scuola, nell’oratorio, nella parrocchia, e poi come Ispettore, coi confratelli; ed ancora negli incarichi affidatimi a Roma, anche se non più direttamente in mezzo ai giovani.

Purtroppo, a volte però sono stato debole, nell’unione con te, nel mio amore incondizionato, nella mia dedizione totale, nell’umile servizio. Perdonami e aiutami a riprendere ogni giorno, con fiducia e coraggio, nonostante le difficoltà anche fisiche.

Oggi voglio rinnovare la mia risposta al tuo dono, essere salesiano sacerdote, davvero tutto tuo e al servizio del tuo amore, per il bene dei fratelli. Con Maria e con Don Bosco”.

La lettera mortuaria integrale, in italiano, è disponibile qui.

Fr Francesco Cereda, SDB

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