L’Autore ritiene, infatti, che la Preventività possa inserirsi di diritto e di fatto nel dibattito odierno in tema di felicità, per porsi veramente «dalla parte dell’uomo»; per colmare la frattura tra psicologia ed etica, per contrastare la tendenza all’adattamento reattivo, per mettere in evidenza, sottolineandole e rafforzandole, le potenzialità positive, che fanno parte del bagaglio naturale dell’uomo e che gli consentono di intraprendere la via della salute integrale; per prospettare una psicologia dell’uomo sano, svincolata dal determinismo; per condurre un’indagine meno riduttiva dell’inconscio con l’includere le esigenze superiori, e per individuare, infine, strutture e dinamismi di crescita, che neutralizzino gli impulsi irrazionali.
Analizzando il pensiero e la prassi preventiva, l’Autore conclude che la felicità è istanza fondamentale, è eupraxia, è eudokia.
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La domanda leibniziana sul perché l’essere anziché il non-essere, nel clima odierno tendente al nichilismo, si cambia in quella opposta: perché il non-essere anziché l’essere? La prima svela l’attitudine dello stupore. La seconda tradisce l’angoscia di fronte all’orrido che si profila. Siamo consapevoli di essere sospesi, oggi più che mai, tra l’essere di cui abbiamo perso il senso e il non-essere di cui abbiamo acquisito il pegno. Questo è dato dai segni di necrofilia che si moltiplicano attorno, nonostante i proclami vitalistici.
Su questo sfondo storico-esistenziale, la nostra cultura si pone, più drammaticamente delle epoche precedenti, la domanda di J. Marías: «È possibile la felicità?» per giungere, in molti suoi strati, alla conclusione che la felicità umana è «un impossibile necessario».
L’autore, Ettore Marinelli, partendo dalla vera Grundfrage sul piano fenomenologico-esistenziale, giunge alla sponda opposta, in forma di comunicazione convincente e coinvolgente della felicità come «il possibile necessario» (dalla prefazione del prof. don Sabino Palumbieri, SDB).
Edizioni Grifo, 360 pagine