Siamo profondamente grati a Dio e al Santo Padre Francesco. Nella Famiglia Salesiana, nella Chiesa Argentina, in particolare la diocesi di Viedma, e in Italia a Boretto, suo paese natale, e nella Diocesi di Reggio Emila c'è oggi una atmosfera di grande entusiasmo.
1. Testimone di speranza
Questa notizia, nella luce della Pasqua del Signore, è un messaggio e un seme di speranza per il tempo drammatico che stiamo vivendo segnato dalla pandemia e soprattutto da tante guerre, in particolare quella in Ucraina, che portano morte, dolore e distruzione. Artemide Zatti ci incoraggia a vivere la speranza come virtù e come atteggiamento di vita in Dio. Il cammino verso la santità richiede molto spesso un cambio di valori e di visione. Questo è stato il cammino vissuto da Artemide che nelle prove della vita ha scoperto nella Croce la grande opportunità di rinascere a una nuova vita:
- quando da ragazzo nei duri e faticosi lavori di campagna, impara subito ad affrontare le fatiche e le responsabilità che lo avrebbero sempre accompagnato negli anni della maturità;
- quando con la sua famiglia lascia il proprio paese, Boretto in Italia, in cerca di maggior fortuna. L'emigrazione verso l'Argentina, quando Artemide ha 15 anni, è una conseguenza necessaria della povertà della famiglia;
- quando giovane aspirante alla vita salesiana è colpito da tubercolosi, contagiato da un giovane sacerdote che stava aiutando proprio perché molto malato. Il giovane Zatti sperimenta nella propria carne il dramma della malattia, non solo come fragilità e sofferenza del corpo, ma anche come un qualcosa che tocca il cuore, che genera paure e moltiplica interrogativi, facendo emergere con preponderanza la domanda di senso per tutto quello che succede e quale futuro gli si para davanti, vedendo che ciò che sognava e a cui anelava d'improvviso viene meno. Nella fede si rivolge a Dio ricerca un nuovo significato e una nuova direzione all'esistenza, a cui non trova né subito, né facilmente una risposta. Grazie alla presenza saggia e incoraggiante del padre Cavalli e del padre Garrone e leggendo in spirito di discernimento e di obbedienza le circostanze della vita, matura la vocazione salesiana come fratello coadiutore dedicando tutta la vita alla cura materiale e spirituale degli ammalati e all'assistenza ai poveri e ai bisognosi. Decide di restare con Don Bosco, vivendo in pienezza l'originale vocazione del “coadiutore”;
- quando deve affrontare prove, sacrifici e debiti per portare avanti la missione a favore dei poveri e degli ammalati gestendo l'ospedale e la farmacia, confidando sempre nell'aiuto della Provvidenza;
- quando vede demolire l'ospedale a cui aveva dedicato tante energie e risorse, per costruirne un nuovo;
- quando nel 1950 cadde da una scala e si manifestarono i sintomi di un tumore, da lui stesso lucidamente diagnosticato, che lo avrebbe portato alla morte, avvenuta il 15 marzo 1951: continuò tuttavia ad attendere alla missione alla quale si era consacrato, accettando le sofferenze di questo ultimo tratto della vita.
2. Amico dei poveri
Artemide Zatti ha consacrato la sua vita a Dio nel servizio ai malati, ai poveri. Responsabile dell'ospedale San José in Viedma, allarga la cerchia dei suoi assistiti raggiungendo, con la sua inseparabile bicicletta, tutti i malati della città, specialmente i più poveri. Amministra tanto denaro, ma la sua vita è poverissima: per il viaggio in Italia in occasione della canonizzazione di don Bosco gli si dovettero prestare vestito, cappello e valigia. Amato e stimato dagli ammalati; amato e stimato dai medici che gli danno la massima fiducia, e si arrendono all'ascendente che scaturisce dalla sua santità: “Quando sto con Zatti, non posso fare a meno di credere in Dio”, esclama un giorno un medico che si proclamava ateo. Il segreto di tanto ascendente? Eccolo: per lui ogni ammalato era Gesù in persona. Alla lettera! Da parte dei superiori fu raccomandato un giorno di non superare, nelle accettazioni, il numero di 30 ammalati. Lo si sente mormorare: “E se il 31o fosse Gesù in persona?”. Da parte sua non ci sono dubbi: tratta ciascuno con la stessa tenerezza con cui avrebbe trattato Gesù stesso, offrendo la propria camera in casi di emergenza, o collocandovi anche un cadavere in momenti di necessità. Spesso la suora guardarobiera si sente interpellare: “Ha un vestito per un Gesù di 12 anni?''. Continua instancabile la sua missione tra i malati con serenità, fino al termine della sua vita, senza prendersi mai alcun riposo.
Con il suo retto atteggiamento ci restituisce una visione salesiana del “saper rimanere” nella nostra terra di missione per illuminare chi rischia di perdere la speranza, per rafforzare la fede di chi si sente venir meno, per essere segno dell'amore di Dio quando “sembra” essere stato assente dalla vita di ogni giorno. La testimonianza di Artemide ad essere buon samaritano, ad essere misericordioso come il Padre era una missione e uno stile che coinvolgeva tutti coloro che in qualche modo si dedicavano all'ospedale: medici, infermieri, addetti all'assistenza e alla cura dei malati, religiose, volontari che donavano tempo prezioso a chi soffre. Alla scuola di Zatti il loro servizio accanto ai malati, svolto con amore e competenza, diventa una missione.
Zatti sapeva e inculcava la consapevolezza che le mani di tutti coloro che erano con lui toccano la carne sofferente di Cristo e possono essere segno delle mani misericordiose del Padre. Tutto questo lo portava a riconoscere la singolarità di ogni malato, con la sua dignità e le sue fragilità, sapendo che il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo curava l'ascolto dei pazienti, della loro storia, delle loro ansie, delle loro paure. Sapeva che anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua malattia. Si ferma, ascolta, stabilisce una relazione diretta e personale con l'infermo, sente empatia e commozione per lui o per lei, si lascia coinvolgere dalla sua sofferenza fino a farsene carico nel servizio. Artemide ha vissuto la prossimità come espressione dell'amore di Gesù Cristo, il buon Samaritano, che con compassione si è fatto vicino ad ogni essere umano, ferito dal peccato. Si è sentito chiamato ad essere misericordioso come il Padre e ad amare, in particolare, i fratelli malati, deboli e sofferenti. E ha vissuto questa vicinanza, oltre che personalmente, in forma comunitaria: infatti ha generato una comunità capace di cura, che non abbandona nessuno, che include e accoglie soprattutto i più fragili.
Zatti ha stabilito un patto tra lui e i bisognosi di cura, un patto fondato sulla fiducia e il rispetto reciproci, sulla sincerità, sulla disponibilità, così da superare ogni barriera difensiva, mettere al centro la dignità del malato. Questa relazione con la persona malata aveva per Zatti la sua fonte inesauribile di motivazione e di forza nella carità di Cristo.
3. Salesiano Coadiutore
La simpatica figura di Artemide Zatti è invito a proporre ai giovani il fascino della vita consacrata, la radicalità della sequela di Cristo obbediente, povero e casto, il primato di Dio e dello Spirito, la vita fraterna in comunità, lo spendersi totalmente per la missione. La vocazione del salesiano coadiutore fa parte della fisionomia che Don Bosco volle dare alla Congregazione Salesiana. Certo,
facile da discernere e da accogliere; essa sboccia più facilmente laddove sono promosse tra i giovani le vocazioni laicali apostoliche e viene loro offerta una gioiosa ed entusiastica testimonianza della consacrazione religiosa, come quella di Artemide Zatti.
Uno che ha sperimentato l'efficace intercessione di Artemide Zatti proprio riguardo alla vocazione del consacrato laico è lo stesso papa Francesco, quando era provinciale dei Gesuiti in Argentina. In una lettera scritta a don Cayetano Bruno sdb e datata Buenos Aires, 18 maggio 1986, tra l'altro scrive: “Nel 1976, credo che fu verso il mese di settembre approssimativamente, durante una visita canonica ai missionari gesuiti del nord argentino, mi fermai qualche giorno nell'Arcivescovato di Salta. Lì, tra una chiacchiera e l'altra alla fine dei pasti, Mons. Pérez mi raccontò la vita del Sig. Zatti. Mi diede anche da leggere il libro della vita. Mi richiamò l'attenzione la sua figura così completa di Coadiutore. In quel momento sentii che dovevo chiedere al Signore, per intercessione di quel grande Coadiutore, che ci mandasse vocazioni di coadiutori. Feci novene e chiesi ai novizi di farne. [...] Nel luglio del 1977 entrò il primo Coadiutore giovane (attualmente ha 32 anni). Il 29 ottobre di quell'anno entrò il secondo (attualmente con 33 anni)”.
La lettera prosegue, presentando anno per anno l'elenco di altri 16 coadiutori entrati dal 1978 al 1986. Quindi continua: “Da quando incominciammo le preghiere al Sig. Zatti, sono entrati 18 coadiutori giovani che perseverano e altri 5 che uscirono dal noviziato e dallo iuniorato. In totale, 23 vocazioni. I novizi, gli studenti e i Coadiutori giovani hanno fatto varie volte la Novena in onore del Sig. Zatti, chiedendo vocazioni di Coadiutori. Io stesso la feci. Sono convinto della sua intercessione per questo problema, poiché, considerato il numero, è un caso raro nella Compagnia. In riconoscenza, nella 2a e 3a edizione del Devozionario del Sacro Cuore, abbiamo messo la Novena per chiedere la Canonizzazione del Sig. Zatti... Questa è stata, nelle linee generali, la storia della mia relazione con il Sig. Zatti sul problema delle vocazioni di Confratelli Coadiutori per la Compagnia. Ripeto che sono convinto della sua intercessione, perché so quanto abbiamo pregato mettendo lui come avvocato”.
Uno splendido e autorevole stimolo anche per noi ad interporre l'intercessione di Artemide Zatti per l'incremento di buone e sante vocazioni di Salesiani Coadiutori.
4. Artemide Zatti santo!
In questo anno dedicato a San Francesco di Sales, assertore e promotore della vocazione alla santità per tutti, la testimonianza di Artemide Zatti ci ricorda come afferma il Concilio Vaticano II: «[che] tutti i fedeli d'ogni stato e condizione sono chiamati dal Signore, ognuno per la sua via, a una santità, la cui perfezione è quella stessa del Padre celeste». Sia Francesco di Sales sia don Bosco sia Artemide fanno della vita quotidiana un'espressione dell'amore di Dio, che viene ricevuto e anche ricambiato. I nostri santi hanno voluto avvicinare la relazione con Dio alla vita e la vita alla relazione con Dio. È la proposta della “santità della porta accanto” o della classe media della santità”, di cui Papa Francesco ci parla con tanto affetto.
Disponiamoci ad accogliere la grazia e il messaggio che la Chiesa ci comunica attraverso la testimonianza di santità salesiana di questo confratello coadiutore. La figura di Artemide Zatti costituisce stimolo e ispirazione per renderci segni e portatori dell'amore di Dio ai giovani e ai poveri.
Si tratta della principale forma profetica del cristianesimo: sorprendere con la scelta radicale dell'amore, contestando senza paura ogni ambiguità, operando decisamente contro il male, che umilia le persone. Rivedere il messaggio trasmesso con la nostra vita personale e comunitaria come vangelo dispiegato nel tempo, e prolungamento della vita e dell'agire di Gesù. In una parola, la nostra santità!”.
Come ho scritto nella Strenna di quest'anno: “Anche noi, come Famiglia salesiana, abbiamo bisogno di esplicitare il “carisma della visitazione”, come desiderio che portiamo nel cuore di annunciare, senza aspettare che siano gli altri a venire da noi, andando in spazi e luoghi abitati da tante persone per le quali una parola gentile, un incontro, uno sguardo pieno di rispetto può aprire i loro orizzonti verso una vita migliore”. Artemide Zatti è stato un uomo della Visitazione, portando Gesù nel suo cuore, riconoscendolo e servendolo nei fratelli ammalati e poveri con gioia e generosità. Interceda per tutti noi!
Don Ángel Fernández Artime
Rettor Maggiore