Italia – Concretezza salesiana, formazione e lavoro a sostegno dei giovani africani

(ANS – Torino) – “Siamo consapevoli che il nostro progetto sia una goccia nell’oceano, ma se non ci fosse, come diceva Madre Teresa di Calcutta, l’oceano avrebbe una goccia un meno. Noi non vogliamo far mancare la nostra goccia”. Così il salesiano coadiutore Giampietro Pettenon, Presidente dell’associazione “Missioni Don Bosco” di Torino, illustra il significato del progetto “Stop Tratta”: un’iniziativa avviata in sei Paesi africani in collaborazione con il “Volontariato Internazionale per lo Sviluppo” (VIS) che prevede la sensibilizzazione dei giovani africani sui rischi dell’emigrazione illegale, l’offerta di circa mille corsi professionali e aiuti per avviare un’attività.

di Cristina Uguccioni

“Il progetto è cominciato nell’autunno del 2015 – racconta il sig. Pettenon ­–. Nel giugno di quell’anno Papa Francesco venne in visita a Torino e, incontrando la famiglia religiosa salesiana, parlò della vocazione alla concretezza dei figli e delle figlie di Don Bosco. Inoltre, durante quella visita, manifestò le sue preoccupazioni per la sorte di migliaia di giovani che cercavano di raggiungere l’Europa rischiando la vita. Ci sentimmo interpellati da quelle parole e capimmo di dover agire per offrire alle giovani generazioni africane un’alternativa concreta e credibile all’emigrazione illegale. Così demmo vita a ‘Stop Tratta’ chiedendo ai missionari salesiani presenti in Africa la disponibilità a portare avanti il progetto nelle loro zone di residenza: noi, in collaborazione con il VIS li avremmo supportati economicamente fornendo anche consulenza e attrezzature”.

Il progetto, che ha durata quinquennale, coinvolge 14 opere salesiane in sei Paesi – Etiopia, Ghana, Senegal Mali, Nigeria, Liberia – e prevede tre fasi. La prima fase, quasi sostanzialmente conclusa, è quella informativa: migliaia di giovani e di genitori – attraverso incontri nelle parrocchie, depliant, brevi video, programmi radiofonici promossi dai missionari – sono stati informati dei molti rischi cui i ragazzi sono esposti durante il viaggio verso l’Europa e le difficoltà che incontrano una volta giunti alla meta.

“Nonostante i molti mezzi di informazione presenti anche in Africa, le persone spesso ignorano la pericolosità di questi viaggi”, sottolinea il sig. Pettenon. “I ragazzi, appena giungono in Europa, telefonano alle famiglie senza raccontare i soprusi e le brutali violenze subite; ne provano vergogna. Nei villaggi si sa solo che ce l’hanno fatta: così molti decidono di seguirli. Inoltre in questi Paesi operano spregiudicate agenzie che offrono ai ragazzi viaggi all inclusive, presentandoli come viaggi sicuri e comodi. I prezzi sono piuttosto elevati e le famiglie si indebitano anche pesantemente pur di assicurare ai figli un futuro dignitoso. Noi spieghiamo ai genitori che queste proposte sono una truffa: quando lo scoprono iniziano a dissuadere i figli dal partire”. 

In questa opera di informazione i missionari salesiani hanno potuto contare sull’appoggio dei governi e delle autorità locali: “In Ghana si è rivelato prezioso anche l’aiuto delle queen mothers, le figure più autorevoli dei villaggi, cui tutti fanno riferimento: queste donne hanno dato la loro benedizione al progetto sollecitando le famiglie a prestare ascolto ai missionari”.

Attualmente è in corso la seconda fase del progetto, quella formativa: prevede l’offerta di corsi professionali di breve durata (da uno a nove mesi): i missionari salesiani hanno individuato le figure professionali maggiormente richieste nel loro territorio in modo da avviare i corsi più adatti: dall’agricoltura all’allevamento, dall’idraulica alla meccanica, dalla sartoria all’informatica. “Tenuti da insegnanti ed educatori – prosegue il salesiano – i corsi sono circa mille e stimiamo possano coinvolgere complessivamente 18mila giovani e madri: in molti Paesi africani sono infatti le donne il vero punto di riferimento della famiglia, sono loro che, lavorando duramente, mantengono i figli. Ad esempio, in Etiopia un gruppo di signore ha seguito un corso di allevamento dei maiali che ora sono diventati ‘le banche delle famiglie’: una volta macellati e venduti, questi animali assicurano all’intero nucleo familiare il denaro necessario a vivere decorosamente”. 

Conclusa la formazione – ed è la terza fase del progetto – i giovani e le donne si possono rivolgere ad alcune banche locali per ottenere il finanziamento necessario ad acquistare gli strumenti necessari ad avviare una piccola attività. In passato, racconta il sig. Pettenon, i salesiani avevano già promosso il micro-credito, senza molto successo poiché spesso le persone – contando sulla benevolenza dei sacerdoti – non restituivano il prestito ricevuto, impedendo quindi di assicurare questo sostegno economico ad altre famiglie. Così, nell’ambito del progetto “Stop Tratta”, si è voluto coinvolgere il sistema creditizio locale: sono le banche che, ricevuti dai salesiani i finanziamenti, provvedono a erogarli.

“Sino ad oggi, grazie alla generosità dei nostri benefattori, molti giovani e donne hanno iniziato piccole attività: ci sono ragazzi che si dedicano alla raccolta e al commercio dei fichi d’India, altri che hanno costruito serre per la coltivazione di ortaggi, ci sono madri che hanno imparato a cucinare piccoli dolcetti che poi vendono nei mercati e ragazzi che lavorano come idraulici ed elettricisti nelle grandi città. In Ghana quattro giovani sono diventati mentor farmers: non solo hanno avviato una attività agricola ma offrono stages agli studenti dei nostri corsi professionali”. 

Nel progetto “Stop Tratta” sono coinvolti anche migranti che tornano nella loro patria: “Tre giovani senegalesi, emigrati illegalmente in Italia alcuni anni fa, hanno seguito un corso professionale presso il centro d’accoglienza siciliano gestito dall’associazione salesiana ‘Don Bosco 2000’: sono diventati mediatori culturali e hanno iniziato a lavorare con noi salesiani – conclude il sig. Pettenon –. Abbiamo proposto loro di fare ritorno in Senegal e affiancare i missionari nella gestione dei corsi professionali, in qualità di educatori. Hanno accettato”.

Fonte: Vatican Insider

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