Italia – Il ricordo di don John Lee Tae-seok, SDB, arriva fino all’“Università del Papa”: il docu-film “Risurrezione” sarà proiettato alla Lateranense

25 Settembre 2024

(ANS – Roma) – Nella mattinata di sabato prossimo, 28 settembre 2024 (ore 11 - UTC+2), la Pontificia Università Lateranense (PUL), ospiterà, nell’Aula “Pio XI”, la proiezione del film “Risurrezione”, un film documentario sull’eredità di don John Lee Tae-seok, salesiano coreano, medico e missionario nella comunità di Tonj, nell’odierno Sudan del Sud, dal 2001 al 2009, e deceduto per una malattia nel 2010.

Don Lee fu un missionario salesiano come tanti, eppure al tempo stesso unico e straordinario: la sua intensa attività pastorale, svolta sia come missionario, sia come medico nella cittadina di Tonj, seppur in un breve periodo, toccò e influenzò in maniera profonda la vita di molte persone. Oggi quelle persone, soprattutto i bambini e i giovani con cui don Lee più interagiva nella quotidianità della sua missione, sono diventati adulti e in molti casi, proprio grazie a quanto ricevuto e testimoniato da lui, hanno intrapreso percorsi di crescita felice, di bene, di altruismo e di successo.

Don Lee divenne salesiano nel 1991, quando era già abilitato come medico. E molti dei suoi exallievi oggi hanno intrapreso proprio la sua medesima missione, ripercorrendo i suoi passi non solo nella professione, ma anche nelle tappe di formazione, alcuni recandosi anche a studiare medicina nella sua stessa università: come i due dottori Thomas Taban Akot e John Mayen Ruben, che vennero incentivati dallo stesso don Lee a studiare medicina per poter aiutare la gente del loro popolo e che grazie al sostegno della “Fr. John Lee Memorial Foundation”, hanno potuto studiare all’Università di Busan, in Corea del Sud, e dopo aver trascorso 12 anni di studio e tirocinio, in questo 2024 si sono infine specializzati.

Ma non solo loro gli unici due esempi: Mary Abuk, Arop Garang, Francis Aguek… e diversi altri loro colleghi compaiono già nella locandina del film “Risurrezione”; ma in totale oggi ci sono già 45 exallievi di don Lee che frequentano le Facoltà di medicina, mentre altri sono impegnati in diversi lavori stimolanti.

Il documentario è opera del regista Goo Soo Hwan, lo stesso del celebre film dedicato sempre a don Lee e intitolato “Don’t cry for me, Sudan” – che è stato uno straordinario successo in patria, visto da centinaia di migliaia di persone e che è stato proiettato anche in Vaticano il 15 dicembre 2011 – e ne rappresenta in un certo senso il seguito.

Il nuovo lavoro cinematografico di Goo Soo Hwan riparte infatti dalla morte di don Lee e da quello che è accaduto successivamente. Gli studenti che egli accompagnava a Tonj caddero nella disperazione alla notizia della sua morte, ma poi capirono che dovevano continuare a seguire le sue orme.

I suoi allievi hanno raccolto la sua eredità spirituale, facendo tesoro del suo lavoro e dei suoi pensieri, e hanno messo in pratica i suoi insegnamenti con i propri concittadini. “Ero un ragazzino molto povero... Ora ho una famiglia” racconta uno di loro.

Il regista ha spiegato, però, che il film non tratta solo dell’occupazione degli studenti di don Lee. “Sono diventate persone che danno: qui importa come stanno vivendo la loro vita... stanno vivendo esattamente la vita del ‘padre’. Essi mi hanno mostrato cos’è la felicità e cos’è davvero la leadership”.

Con oltre 30 anni di esperienza come giornalista investigativo, il regista del film è noto per i suoi interventi critici e duri, e per un impegno costante a contribuire a cambiare il mondo. “Ho imparato che la migliore forma di accusa è l’amore – ha testimoniato dopo la realizzazione di questo film. – Volevo sapere se le lacrime degli studenti li avessero cambiati. Beh, le loro vite sono cambiate moltissimo!”.

Nella cultura sud-sudanese piangere in pubblico è motivo di imbarazzo, ma gli studenti non riescono a trattenere le lacrime quando pensano al defunto missionario salesiano. Forse si saranno chiesti “perché le cose brutte accadono alle persone buone?”, quando un giorno seppero che don Lee non sarebbe più ritornato in Sud Sudan. Ma, condividendo l’amore che egli gli aveva dato, don Lee è risorto e la sua eredità continuerà a vivere.

Don Lee è stato un esempio di amore e dedizione alla fede, ai più poveri e ai più vulnerabili. E oggi il suo nome è riportato anche nei libri di testo utilizzati a Tonj: questo significa che i bambini che non lo hanno mai incontrato conosceranno comunque il suo nome e la sua eredità resiste al passare del tempo.

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