Ad oggi, la Sierra Leone non ha segnalato alcun caso di infezione da coronavirus. Ma Liberia e Guinea Conakry, che confinano con il Paese, ne hanno avuti. I salesiani, ad ogni modo, non si fanno troppe illusioni, perché sanno che è difficile assicurarsi se davvero in Sierra Leone non vi siano stati casi. “Ci sono solo due luoghi in cui è possibile effettuare i test, e inoltre qui la povertà ha sempre causato la morte di persone, per malaria, tubercolosi, epatite, AIDS…” affermano.
In chiave preventiva l’aeroporto del Paese è chiuso dalla scorsa settimana ai voli internazionali, così come sono chiuse le frontiere terrestri. Le celebrazioni religiose pubbliche sono vietate, gli incontri con più di 100 persone e le scuole saranno chiusi questa settimana. Tuttavia, tutti sanno che non appena ci sarà un caso positivo, la quarantena e il coprifuoco saranno obbligatori.
I salesiani in Sierra Leone si sono presi cura dei bambini orfani durante l’epidemia di ebola, lavorando a stretto contatto con il governo, e sono rinomati per il loro lavoro a favore dei bambini. Già da settimane i Figli spirituali di Don Bosco vanno ad informare i bambini di strada che accolgono e la popolazione dei quartieri più poveri sulle misure necessarie per prevenire i contagi.
I missionari assicurano di essere preparati al peggio. “Non appena sarà dichiarato il primo caso, chiuderemo le visite a tutte le nostre case, perché sono aree verdi dove i ragazzi e le ragazze non sono infetti: li proteggeremo mettendoci in auto-quarantena”. E se verrà dichiarata l’emergenza per la pandemia, dato che la scuola sarà chiusa, “la trasformeremo in un centro di assistenza e di accoglienza per 400 bambini di strada, ovviamente con tutte le dovute precauzioni nei riguardi di tutti”.
I protocolli di prevenzione nel Paese africano sono stati messi in atto molto tempo fa. Tuttavia, ci sono due esigenze che riguardano i salesiani in questo momento: “Da un lato, mettere da parte il cibo, perché in questi casi seguono poi problemi sociali e noi dobbiamo continuare a nutrire molte persone che dipendono da noi. E poi bisogna acquistare materiali per la pulizia e medicinali per affrontare questa crisi”.
Da “Don Bosco Fambul” don Crisafulli lancia un messaggio di speranza per il mondo intero: “Preghiamo per voi, in Spagna, e non dovete preoccuparvi, perché tutto finirà bene... Dio ci ha creato, ci ama e si prende cura di noi anche in mezzo a una pandemia di coronavirus”.