Belgio – Minori migranti: l’accoglienza da parte della rete salesiana

28 Aprile 2017

(ANS – Bruxelles) – Al giorno d'oggi migliaia di giovani migrano dai loro paesi, in fuga dalla guerra e della povertà. Per accoglierli si stanno mobilitando diverse realtà della rete salesiana in Belgio. Ma qual è la realtà specifica dell’accoglienza dei minori migranti nelle case salesiane?

Da oltre un anno l’Istituto Don Bosco di Tournai ospita cinque giovani. Il prof. Flore Dubois conduce un corso di Francese per stranieri: “I ragazzi seguono dei corsi in tutte le materie: Francese, Matematica e Scienze, Inglese, Religione, Educazione Fisica, Disegno e Musica. C’è spirito di cooperazione tra di loro. Se qualcuno non capisce un esercizio, un altro lo aiuta. I più grandi sono motivati dal desiderio di un lavoro: è la loro priorità, nella speranza di poter rimanere in Belgio, una volta maggiorenni”.

Duecento km più a Oriente, a Remouchamps, la Direttrice della Scuola Don Bosco, Annie Michel, mette in luce anche le difficoltà riscontrate: “Le nostre due classi sono composte in gran parte da Afghani e Siriani. Non è facile gestire il loro comportamento. Ho appreso che nei loro paesi i minori obbediscono alle regole della scuola, ma, nel periodo dai 12 ai 18 anni gli insegnanti non intervengono più. Non è facile per questi giovani integrarsi nelle nostre regole, gli sembra un atteggiamento infantile. È importante lavorare molto sulla formazione, per integrare il loro codice ed evitare malintesi. Nonostante le difficoltà, questi giovani hanno una sete d’imparare stupefacente”.

Il percorso di Saïdi, 14enne afgano, scappato dai talebani a Kabul e accolto da 6 mesi presso l’opera Don Bosco di Hornu, illustra queste difficoltà. Inizialmente aveva delle difficoltà ad accettare le regole e gli orari e voleva cambiare struttura. Ma quando ha saputo che non sarebbe stato possibile, ha cambiato atteggiamento: “ora, questa è la mia casa”.

Tuttavia, quando compirà 16 anni, Saïdi dovrà lasciare il centro di Hornu e, come tanti altri, dovrà cercarsi un’altra “casa” altrove. Cosa ne sarà di lui una volta che si sarà deciso riguardo al suo status di rifugiato? Dove porterà i suoi bagagli? 

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