Sogno una famiglia salesiana che vive la gioia del vangelo
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14 Giugno 2016

Porto cinque sogni nel mio cuore, carissima Famiglia Salesiana disseminata nel mondo, amici e amiche, quei sogni che credo siano tra i frutti più belli del Bicentenario della nascita di don Bosco. Uno di questi sogni, il quarto, è quello di una Famiglia Salesiana che vive la gioia del Vangelo, e questo perché è convinta che deve essere una Famiglia di evangelizzatori e di educatori nella Fede, in tutti gli angoli del mondo dove si trova.

Voglio ricordarvi le parole con le quali Papa Francesco inizia la sua Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” (La gioia del Vangelo): «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che s’incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia».

Il Papa invita ogni cristiano a rinnovare l’incontro personale con Gesù o a lasciarsi “incontrare” da Lui, contro il rischio dell’isolamento, contro un ritmo di vita che porta a vortici pressanti che non lasciano spazio agli altri e ai rapporti veramente personali.

Questa è una sfida enormemente attuale e provocante soprattutto per noi, Famiglia Salesiana, che dobbiamo portare nella Chiesa quel dono unico che ci è proprio, forte e irresistibile come il carisma che abbiamo ereditato da don Bosco.

Perché questo sogno? Perché realmente non vorrei che fosse­ro profetiche le parole di Don Vecchi quando riferendosi al pri­mato della evangelizzazione, diceva: "Può capitare che, presi da una moltitudine di attività, preoccupati delle strutture e indaffa­rati nell'organizzazione, corriamo il rischio di perdere di vista l'o­rizzonte della nostra azione, e apparire come attivisti o "movi­mentisti" pastorali, gestori di opere o strutture, ammirevoli be­nefattori, ma poco come testimoni espliciti di Cristo, mediatori della sua azione salvifica, formatori di anime, guide nella vita di grazia".

Fa parte del nostro Dna, della nostra essenza più autentica, ereditata da don Bosco, essere evangelizzatori dei giovani, specialmente dei più pove­ri". E questo inoltre perché crediamo real­mente che Dio ci sta aspettando nei giovani per offrirci la gra­zia dell'incontro con Lui. Si aspetta da noi che siamo veramente servitori dei giovani per servirlo in loro, riconoscen­do la loro dignità ed educandoli alla pienezza di vita.

Le persone che vivono profondamente questa realtà, provano la reale gioia del Vangelo. Una esistenza molto diversa da coloro che, come dice Papa Francesco (EG 6), sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua.

Miei cari amici e amiche, con la sensibilità di don Bosco, bevendo alla fonte del suo carisma non possiamo permetterci di cadere nella tentazione del pessimismo e della mancanza di gioiosa soddisfazione. Le dif­ficoltà si dovranno affrontare, però è molto più bello animare ogni persona dei nostri gruppi a proseguire dando il meglio di se stessi, di quello che siamo, cioè vivere mostrando che siamo, come educatori ed evangelizzatori, degli appassionati dei giovani, coinvolti nella 'trama di Dio'. E che insieme con i nostri fratelli salesiani, nel­la nostra Famiglia Salesiana e con tanti educatori, educatrici, amici, laici impegnati, vogliamo continuare trasformando in realtà questo sogno di Don Bosco, col medesimo entusiasmo col quale egli riuscì a tra­smetterlo ai suoi primi salesiani e laici per meritare la qualifica che ci diede Paolo VI, chiamandoci "missionari dei giovani".

Essere missionari nella vita significa prima di tutto credere che il centro della propria vita è Gesù. Significa credere realmente che la vita si arricchisce quando si dona, quando si consegna agli altri e al contrario si indebolisce e intristisce nell’isolamento o quando si ricerca solo il proprio comodo. Significa credere che la vita più bella è quella che trova la felicità nel donare felicità e vita agli altri.

«Possa il mondo del nostro tempo –che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza – ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradii fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo» (EG 10).

Miei cari amici e amiche, questo è il cuore del mio sogno per una Famiglia Salesiana che deve sentirsi più viva che mai, con il dovere ecclesiale di offrire il meglio di sé, per donare gratuitamente quello che gratuitamente ha ricevuto, come ci dice Gesù nel Vangelo.

L’augurio più bello è che i nostri volti riflettano sempre quella gioia che sogniamo e che può venire solo da Lui.

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