Belgio – Comunicato del DBI sull’accordo UE-Turchia sui migranti

15 Aprile 2016

(ANS – Bruxelles) – “Noi, Salesiani di Don Bosco, lavoriamo a favore dell’integrazione dei migranti e dei rifugiati in Europa e in altri continenti, e siamo preoccupati per le implicazioni dell’accordo tra l’Unione europea (UE) e la Turchia”. Inizia così il Comunicato recentemente rilasciato dal DON BOSCO INTERNATIONAL (DBI), un’organizzazione che favorisce il dialogo tra la Congregazione Salesiana e le istituzioni e organizzazioni internazionali in Europa. Di seguito pubblichiamo il resto del comunicato.

Pur riconoscendo che potrebbe portare un miglioramento temporaneo ad una situazione attualmente caotica, riteniamo che le frettolose disposizioni dell’Accordo vadano contro almeno allo spirito della Convenzione sui Diritti del Fanciullo (art. 3, 22), la Convenzione di Ginevra sui Rifugiati (1951/1967) e la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea (art. 18).

Dato che il fenomeno delle migrazioni irregolari è parte della realtà europea emergente, siamo fiduciosi che invece di essere respinti alle frontiere, ai minori non accompagnati, ai giovani e alle famiglie in cerca di asilo nell’UE possa essere concessa la possibilità di ricostruire le loro vite nell’UE, grazie alla fornitura di servizi di qualità che soddisfino le loro esigenze.

Come Salesiani riteniamo che l’inclusione promuova la cittadinanza e la partecipazione alla vita sociale. Per noi, la diversità è un valore e la nostra presenza in 23 Stati membri UE mira ad includere i giovani migranti nella società, offrendo loro opportunità educative ed un elevato livello di servizi secondo le loro esigenze, affinché possono avere una reale possibilità di iniziare una nuova vita.

Come Salesiani crediamo in una UE non indifferente alle sofferenze, che sappia assumere la propria responsabilità nei confronti delle persone, e che rispetti i loro diritti e la loro dignità. I richiedenti asilo dovrebbero sperimentare un approccio basato sui diritti quando si presentano alle frontiere dell'Europa, indipendentemente da quale Stato membro dell'UE gli capiti di raggiungere. È un peccato che nell’Accordo non parli di diritti o responsabilità, assistenza o protezione, ma piuttosto di “fermare i barconi” e di distruggere “il modello di business dei trafficanti di esseri umani”.

  1. Speriamo che quanti operano nei Governi tengano a mente che gli immigrati irregolari e richiedenti asilo sono più che numeri. Come ha detto Papa Francesco in Messico “questa tragedia umana che la migrazione forzata rappresenta, al giorno d’oggi è un fenomeno globale. Questa crisi, che si può misurare in cifre, noi vogliamo misurarla con nomi, storie, famiglie”.
  2. Il principio di non-refoulement diventa problematico se si intende rimandare la gente in quello che, fino a poco tempo, non veniva considerato un “paese terzo sicuro” per i richiedenti asilo.
  3. Temiamo che le garanzie che hanno lo scopo di tutelare gli interessi dei minori e degli altri richiedenti asilo vulnerabili saranno considerati insufficienti e ignorate, nel contesto della crisi attuale.
  4. Temiamo che a prescindere dalle procedure stabilite, la gente continuerà a rischiare inutilmente la vita: in assenza di rotte sicure le persone continueranno a morire cercando di entrare o attraversare l’Europa, fino a quando verrà attivato lo Schema Volontario di Ammissione Umanitaria raccomandato.
  5. Sebbene l’accordo abbia lo scopo di aiutare la Grecia a gestire il suo confine con la Turchia, richiamiamo l’attenzione sulla situazione urgente dei richiedenti asilo intrappolati nella rotta dei Balcani, che non è ancora adeguatamente affrontata.

InfoANS

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