Sierra Leone – Casa accoglienza per ragazze, la storia di Suntia: “Don Bosco mi ha salvato”!

13 Febbraio 2017

(ANS – Freetown) – Suntia è una ragazza ospite della “Casa accoglienza per ragazze” dell’opera salesiana Don Bosco Fambul a Freetown. È entrata in contatto con i Salesiani quando stava attraversando un momento difficile con suo padre. “All’epoca facevo la venditrice ambulante e chiedevo l’elemosina per pagare l’affitto e avere da mangiare. Ma mio padre abusava sessualmente di me”. Questa è la storia della sofferenza e della rinascita di Suntia.

È stata un’esperienza inimmaginabile per me. Questi abusi avvenivano quotidianamente. Io uscivo al mattino per vendere e tornavo a casa molto tardi la sera. Se non vendevo molto mio padre mi picchiava e mi insultava. Non avevo il tempo per riposare e nessun famigliare con cui sfogarmi. Questa situazione è andata avanti per parecchio finché, disgustata, triste e impotente, ho pensato che se volevo che smettesse avevo una sola soluzione: denunciare il fatto alla Polizia. È stato lì che mi hanno indicato Don Bosco Fambul come luogo di accoglienza e protezione.

Sono arrivata a Fambul con il cuore spezzato e traumatizzato. Ma lì la mia storia ha preso a cambiare. Avevo il tempo per giocare e riposare, e per la prima volta nella mia vita mi sono sentita protetta. Mi venivano dati vestiti e le cure necessarie. Gli assistenti sociali erano come delle madri per me, mi ascoltavano. Abbiamo parlato molto, fatto una sessione di terapia che mi ha aiutato molto. Ho potuto usufruire di strutture ricreative e partecipare ad alcune escursioni, che mi hanno permesso di conoscere un altro mondo, con diversi colori e un nuovo significato. Non avevo mai provato una cosa del genere in vita mia. Ho avuto il tempo di leggere libri di scrittori diversi, che mi hanno aiutato a sviluppare la mia intelligenza.

Ho trascorso oltre un anno nella casa per ragazze. Mia madre, che sarebbe dovuta venire in mio aiuto, mi ha respinto. I Salesiani hanno tentato la riunificazione con la mia famiglia in Nigeria, ma senza risultati. Alla fine sono stata promossa agli esami e mi sono iscritta alla scuola secondaria, potendo contare anche sulle agevolazioni del programma di borse di studio “Hope+”. Così le tasse scolastiche, la divisa, lo zaino, il materiale didattico, il pranzo, e i trasporti erano tutti già spesati. E soprattutto, sono proseguite le visite di accompagnamento.

Con l’aiuto di tutte queste persone, ho potuto passare l’esame finale con un risultato eccellente e ora sono iscritta al corso per Assistenti Sociali presso l’Università “Fourah Bay” della Sierra Leone.

Il mio desiderio è tornare a Fambul una seconda volta. Questa volta, non come beneficiaria, ma come assistente sociale, per salvare la vita di altre ragazze come me ed essere un punto di riferimento per loro. 

InfoANS

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